Il Vangelo

Quattro buone abitudini in uso nelle chiese del “grande mandato”

Da Mark Dever

Mark Dever è pastore anziano della Capitol Hill Baptist Church di Washington, D. C., e presidente di 9Marks. Potete trovarlo su Twitter all'indirizzo @MarkDever.
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12.21.2015

Non rientra nel programma del cosiddetto “Grande Mandato” chiedere alle chiese di agire come fossero il dipartimento dei veicoli a motore. Né che si comportino come uffici informazione. Il Grande Mandato non chiama neppure le chiese ad agire come squadre sportive professioniste.

Nella mia chiesa mi prendono in giro, perché non sono un esperto di sport, e fin qui niente di strano. Tuttavia, anche io so che l’obiettivo di ogni squadra sportiva è vincere il campionato. Una squadra cerca di ingaggiare i migliori giocatori, di realizzare le migliori strutture di allenamento e di ottimizzare lo staff tecnico, per conquistare il trofeo più ambito dalla sua associazione. Certo, una squadra è contenta che ci siano altre squadre. Senza di esse non ci sarebbe competizione. Ma il suo scopo principale è battere quelle squadre.

Quanto alle comunità cristiane, la frase “battere le altre chiese” non deve esistere.

Faccio qualche domanda scrutatrice, per testare la mentalità de “la nostra squadra è la migliore”.

  •  Siete disposti a cedere i vostri migliori atleti ad altre chiese?
  •  Vi rallegrate se, dopo aver pregato per un risveglio, questo risveglio arriva nella chiesa in fondo alla strada? (ringrazio a Andy Johnson per questa bella domanda!)
  •  Pregate regolarmente per la comunità in fondo alla strada e per le altre chiese della vostra città?
  •  Destinate parte del vostro bilancio per il consolidamento di qualche vecchia chiesa in difficoltà o per edificarne qualcuna nuova nella vostra città, nella nazione o all’estero?

Spesso, purtroppo, assistiamo invece a una assurda competitività tra le chiese evangeliche. Ma una chiesa del Grande Mandato non gareggia con le altre chiese che predicano il vangelo, perché sa che ciascuna comunità lotta per lo stesso scopo.

CHIESA DEL GRANDE MANDATO = CHIESA CHE FONDA ALTRE CHIESE

Ed ecco il punto cruciale: una chiesa fedele al Grande Mandato è una chiesa che evangelizza e fa discepoli, ma è altresì una chiesa che inizia e rafforza altre chiese. Vuole vedere il regno di Dio crescere grazie al proprio ministero, ma altresì che esso si espanda oltre le proprie mura, attraverso altre chiese.

Quindi una chiesa obbediente al Grande Mandato è, in primo luogo, attenta a promuovere svariate attività evangelistiche, al fine di accrescere la propria consistenza numerica. Ma è anche interessata a veder culminare i propri sforzi nella creazione o nel sostegno di altre comunità locali. Non è appagata dall’essere in buona salute, vuole vedere la crescita di altre congregazioni sane, che credano nella Bibbia e che predichino il vangelo.

Una tale chiesa incentiverà e fonderà altre chiese evangeliche, anche se a diversi isolati di distanza. E pregherà singolarmente per ciascuna di esse. Sarà inoltre disposta a mandare dei propri credenti ben equipaggiati, in aiuto a quelle chiese. Sarà efficiente anche per la creazione o l’edificazione di altre chiese in un’altra parte del mondo.

Una chiesa del Grande Mandato lavora e prega per formare uomini qualificati a essere anziani, che poi invierà generosamente in altri campi missionari. Stabilisce una quota del proprio budget a favore delle esigenze derivanti dal Grande Mandato, trattenendo una somma per il ministero in sede, ma devolvendone una quota anche per il sostegno di altre opere, sia limitrofe che lontane. Ciò si rivelerà utile per risvegliare, ovunque sia necessario, qualche chiesa divenuta apatica e come collante per cementare questa concezione di squadra, insieme ai membri di altre comunità che imperniano la propria vita comunitaria sulla predicazione pubblica e privata del vangelo.

I fedeli e i responsabili della congregazioni proveranno la stessa contentezza per l’apertura di un nuovo locale di culto, di quella che procurerebbe l’inaugurazione di un punto di ristoro in una zona desertica.

Ma, ci chiediamo: cosa fa di una comunità una chiesa ubbidiente al Grande Mandato? Ecco quattro passi decisivi.

COLTIVARE UNA CULTURA DEL DISCEPOLATO

Primo. Una chiesa ubbidiente al Grande Mandato si preoccupa di inculcare nei propri membri una cultura del discepolato. Aiuta ciascun membro a sentire il peso di aiutare i confratelli a crescere nella fede. Il pastorato, dice Paolo (Ef 4: 11-12), serve al perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero; ciò significa che l’opera del ministero appartiene a tutti i santi. Tutto il corpo, seguendo la verità nell’amore, trae il proprio sviluppo per edificare sé stesso, e ogni singola parte fa il suo lavoro (Ef 4: 15-16, vedi anche 1 Cor. 12,14).

Il discepolato consiste nel seguire Gesù. Fare discepoli significa aiutare qualcun altro a seguire Gesù (per esempio 2 Tim 2: 2). E in una chiesa del Grande Mandato, i più anziani istruiscono nella fede i più giovani, mentre le donne più giovani attingono all’esperienza di quelle più anziane. Ad esempio, se sei una donna nubile, potresti offrire la tua opera di casalinga aiutando la tua chiesa nel fare il bucato, in cambio dell’opportunità di fare molte domande e apprendere nuove nozioni! Se sei un laico anziano che insegna nella scuola domenicale per adulti, provvedi ad addestrare qualcuno più giovane che ti subentri. Il tuo obiettivo, in un certo senso, è ammaestrarlo e trasmettergli il compito dell’insegnamento. Dopodiché, potrai cominciare a lavorare in un’altra classe e formare un altro insegnante più giovane.

Una chiesa della Grande Commissione ha inoltre una sensibilità che definirei “geografica”, implicita nel comando di Gesù di “andare”. Per quelli che rimangono nella propria città, quindi, “andare” può significare avvicinarsi maggiormente alla chiesa o ai vari gruppi dei suoi membri. In questo modo è facile assistere gli altri durante la settimana. Dove vivi? Stai aiutando a coltivare una cultura del discepolato nella tua chiesa, dove hai scelto di prendere in affitto un appartamento o di acquistare una casa?

Una chiesa del Grande Mandato dovrebbe essere scomoda, anche irritante, per uno che è cristiano solo di nome. Se siete solo degli ospiti domenicali in una simile chiesa, ovvero solo per mettere a tacere il vostro senso religioso, essa potrebbe non essere di vostro gradimento. Sareste senz’altro i benvenuti, ma non avreste nulla in comune con gli altri fedeli. Loro sacrificano la propria vita per seguire Gesù, e si impegnano ad aiutarsi vicendevolmente per seguire il Maestro. Un tale impegno e un simile zelo fanno parte della stessa cultura: domande intenzionali, conversazioni significative, preghiera e continui richiami al Vangelo.

Date uno sguardo al Master Plan of Evangelism di Robert Coleman, al The Trellis and the Vine di Colin Marshall e Tony Payne o al mio Discipling, per ulteriori informazioni su questo tema.

COLTIVARE UNA CULTURA DELL’ EVANGELISMO

Secondo, una chiesa del Grande Mandato coltiverà una cultura dell’evangelismo. Da una parte, i fedeli sanno che il Vangelo sarà predicato in ogni riunione settimanale, per cui sono felici di invitare i loro amici non cristiani. Il vangelo si propaga attraverso il canto, la preghiera e ogni sermone.

Ma sei sicuro che ogni non cristiano che porti nella tua chiesa ascolterà il Vangelo? In caso contrario, cosa puoi fare al riguardo?

Dall’altra parte, una chiesa del Grande Mandato lavora per formare i suoi membri nell’evangelizzazione, perché sa che essi, collettivamente, nel corso della settimana, vedranno più inconvertiti di quanti non ne entreranno mai nella chiesa. Quindi il “successo” nell’evangelismo non consiste semplicemente nel portare i vostri amici non cristiani in chiesa, perché ascoltino il Vangelo. Il successo è condividere il Vangelo con i vostri vicini e conoscenti non cristiani.

La chiesa, quindi, deve adoperarsi per equipaggiare i suoi membri nell’evangelismo, in modo che sappiano come partecipare il Vangelo ad altri. La mia comunità lo fa grazie alle scuole domenicali degli adulti dedicate all’evangelismo. Quant’è a me, nella mia predicazione cerco di seguire una linea nel dialogare con i non cristiani, specialmente nel modo in cui mi rivolgo esplicitamente ad essi.

Cerchiamo di attrezzare i nostri membri offrendo loro strumenti evangelistici come “Due modi di vivere” o risorse come “Il Cristianesimo spiegato” o “Il Cristianesimo esplorato”. Distribuiamo un sacco di “Chi è Gesù?”, di Greg Gilbert, ai fedeli perché li donino ai loro amici non cristiani. Condividiamo anche le opportunità evangelistiche attraverso il nostro incontro della domenica sera.

Ascoltare e pregare per le opportunità evangelistiche degli altri membri incoraggia i tentativi personali dei fedeli di diffondere la buona notizia. Quale significato assume per voi l’espressione “il Grande Mandato”? Significa che Gesù vi ha chiamati a essere discepoli. Vi chiama sia ad evangelizzare i non credenti che a rendere discepoli i credenti. Dovete farlo personalmente, a casa, al lavoro, nel vostro quartiere, tra i vostri amici, in e attraverso la vostra chiesa.

Perciò, servitevi dei vostri compagni di chiesa per aiutarvi in questo compito. Invitate un anziano a pranzo e chiedetegli consigli. Condividete e pregate con il vostro piccolo gruppo. Uscite ed evangelizzate con i vostri amici.

Per ulteriori informazioni su questo soggetto, consultate un qualsiasi libro di Mack Stiles, in particolare Evangelism: How the Whole Church Speaks of Jesus, oppure il mio The Gospel and Personal Evangelism.

LAVORARE PER RAGGIUNGERE I PERDUTI ATTRAVERSO LE MISSIONI

In terzo luogo, una chiesa del Grande Mandato si adopera per raggiungere le zone in cui il vangelo non è ancora pervenuto. Qual è la differenza tra le missioni, l’evangelizzazione e la fondazione di chiese in casa? In realtà, una missione è l’essenza di ciò che chiamiamo evangelizzazione, mentre la costituzione di una chiesa si ottiene quando i missionari oltrepassano i confini etnici, culturali e tipicamente geografici. Gesù ci comanda di “andare e fare discepoli in tutte le nazioni”. Non ho detto molto su questo argomento perché ci sono tanti altri libri che trattano egregiamente il soggetto. Ma è difficile pensare che una chiesa possa apprendere questo comando e poi non darsi da fare per portare il Vangelo alle nazioni che non lo hanno mai ascoltato prima.

Nessuna chiesa può aspirare a raggiungere tutto il pianeta. Perciò credo che le chiese manifestino saggezza concentrando i propri sforzi missionari verso determinati luoghi. La mia chiesa, per esempio, si concentra su diversi paesi nella cosiddetta finestra 10/40, ossia quella regione dell’emisfero orientale tra i 10 e i 40 gradi a nord dell’equatore. È l’area del mondo dove c’è la minore percentuale di cristiani.

Se foste un membro della nostra chiesa e mostraste un particolare interesse missionario, potremmo sovvenzionarvi per mandarvi in uno dei posti in cui investiamo le nostre risorse economiche. Non siamo in grado di sostenere cento missionari in cento posti diversi. Per questo motivo, preferiamo appoggiare munificamente pochi missionari piuttosto che molti missionari con poche risorse. Ciò consente ai missionari che sosteniamo di dedicare meno tempo a raccogliere fondi e più tempo a fare l’opera di costituzione di chiese. Inoltre, ci aiuta ad avere un rapporto con loro in cui dare fiducia.

La nostra chiesa lavora a stretto contatto con i missionari, mediante l’organizzazione di opere missionarie come la Southern Baptist Convention’s International Mission Board. Operiamo anche con gruppi straordinari come gli Access Partners, che aiutano a collocare gli uomini d’affari in vari punti strategici del mondo, secondo le loro occupazioni commerciali, in modo che possano assistere i missionari a lungo termine sul campo.

Quale ruolo dovreste ricoprire, come singoli credenti, per aiutare la vostra chiesa a raggiungere i non convertiti? Certamente potreste pregare per i missionari della vostra chiesa. Frequentarli quando sono in licenza. Magari valutare qualche eventuale vostro breve viaggio missionario che vi permetta di sostenere questi missionari di lunga durata. Leggere le biografie missionarie. E chissà, prendere in considerazione l’idea di partire voi stessi come missionari. Torneremo su questa domanda più avanti.

C’è un’ultima cosa che voi e la vostra chiesa potreste fare per raggiungere i perduti: cercare gli individui di altre nazionalità presenti nella vostra città. Ad esempio, la mia chiesa si dà da fare per raggiungere gli studenti di altre parti del mondo; quante persone di altre nazioni vivono nella vostra città? Se le raggiungerete, annunciando loro il messaggio dell’amore di Dio, ci sono buone probabilità che il Vangelo penetri e si diffonda nel luogo da cui provengono.

Per ulteriori informazioni su questo argomento si legga Let’s Nations Be Glad di John Piper.

LAVORARE PER CONSOLIDARE ALTRE CHIESE

Solitamente, le chiese stabiliscono un budget a favore delle missioni. Penso che valga la pena aggiungere “per favorire il progresso di chiese sane”. Quella di lavorare per fortificare altre chiese è la quarta buona abitudine delle chiese del Grande Mandato. Anche la mia chiesa ha questa linea di condotta, grazie alla quale sostiene una serie di cose, come il nostro programma di tirocinio pastorale. Consiste nel pagare dodici ragazzi all’anno perché facciano uno stage con noi, la maggior parte dei quali poi finisce per andare a frequentare o a servire in altre chiese. Facciamo lo stesso anche per aiutare il ministero di 9Marks, che si occupa della fondazione di chiese sane.

Strutturiamo apposta la nostra equipe, in modo che i ragazzi vengano preparati e successivamente inviati. Gli assistenti pastorali servono nella nostra comunità per 2 a 3 anni, dopodiché ci si aspetta che vadano. I pastori assistenti servono dai 3 ai 5 anni e poi partono. Rimaniamo stabilmente nella nostra chiesa solo io e i pastori associati (insieme a qualche pastore o anziano non facente parte del gruppo), mentre il resto viene addestrato per andare.

La nostra comunità patrocina anche delle conferenze, che si svolgono nei fine settimana, in cui pastori provenienti da ogni parte del mondo si uniscono a noi per partecipare ai nostri incontri regolarmente programmati, nonché a lezioni tenute da diversi insegnanti specializzati e a momenti dedicati a domande e risposte. Personalmente, partecipo anche a un programma di scambi telefonici settimanali con altre reti di pastori nel mondo, aventi gli stessi scopi. Ognuna di queste conversazioni mi dà l’opportunità di pregare e lavorare perché ci siano chiese sane in tutto il pianeta.

Gran parte del lavoro che facciamo per rinvigorire altre chiese, attraverso la fondazione e la rivitalizzazione della chiesa, lo facciamo nella nostra stessa zona: questo è il soggetto del prossimo capitolo. (L’intero capitolo, in altre parole, è un prolungamento di questa sezione), senza tralasciare la semina della Parola e il ravvivamento di altre comunità nel resto del mondo.

Ad esempio, abbiamo inviato il nostro fratello John in una chiesa a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, che era alla ricerca di un conduttore da quasi 10 anni.

Dio si è servito potentemente di John per ritemprare quella chiesa. Uno dei suoi principali anziani, che ha collaborato attivamente per far venire John in quel posto, è Mack, un mio vecchio amico. Allorché John e Mack portarono la chiesa al punto desiderato, Mack, insieme a un altro fratello, di nome Dave, lasciarono quella comunità per impiantarne un’altra, a 30 minuti di distanza. Abbiamo inviato anche un ex assistente pastorale e un ex tirocinante per prestare aiuto a Mack e Dave in quella nuova opera. Contemporaneamente, abbiamo inviato un altro ex pastore per fondare un’altra chiesa in un’altra città degli EAU.

Attualmente, abbiamo tre chiese sane, attive e funzionanti in un paese musulmano. Nei nostri programmi, non c’era niente di tutto ciò. In realtà, né l’opportunità rivitalizzante né le due occasioni di pianificazione sono state avviate da noi. Noi eravamo lì solo per pregare, aiutare e inviare sostegno finanziario e umano dove potevamo. Tra l’altro, alcuni dei nostri membri hanno trasferito la sede del loro lavoro negli Emirati Arabi Uniti, per poter meglio sostenere l’opera di queste chiese. In tutto questo, la vera gioia della nostra chiesa è vedere il regno di Dio espandersi in una terra straniera.

Molti di questi esempi si sono concentrati su ciò che io ho fatto, in qualità di pastore. E tu, come normale membro di chiesa, cosa puoi fare per aiutare a consolidare altre chiese, sia nella tua zona che nel mondo? Naturalmente, puoi pregare per altre opere, magari insieme alla tua famiglia, a cena. Oppure, puoi farlo offrendo con generosità.

Chiaramente, dovrai stare attento a non cadere nella trappola del criticare le altre chiese. Certo, ci saranno punti in cui le consuetudini della tua chiesa o le dottrine complementari in essa insegnate potrebbero divergere da quelli delle altre chiese. E senz’altro avrai delle buone ragioni per essere in disaccordo. Non ti sto chiedendo di far finta che non ci siano quei contrasti. Ma tieni presente che le questioni, beninteso secondarie, sulle quali la tua chiesa potrebbe non essere d’accordo con altre chiese, non sono mai tanto importanti quanto la diffusione del vangelo. Quindi, cari fratelli, scacciate lo spirito critico e cercate piuttosto di rallegrarvi nel condividere con altri credenti le collaborazioni in favore del vangelo.

Traduzione a cura di Ciro Izzo

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.

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