Il Vangelo

Perche’ l’inferno ha un ruolo fondamentale nella predicazione del vangelo

Da Greg Gilbert

Greg Gilbert è il Pastore Senior della “Third Avenure Baptist Church” di Louisville, nel Kentucky.
Article
08.20.2010

Sarai sicuramente contento che questo sito ha dedicato una intera pubblicazione al tema dell’inferno. In realtà, sarebbe un argomento dal quale uno cerca volentieri di distrarre la mente e pensare a qualcos’altro.

Per alcuni, l’orrore della dottrina cristiana dell’inferno – un luogo di eterno e lucido tormento a cui sono condannati i nemici di Dio – li ha portati non solo a distogliere gli occhi e la mente, ma addirittura a negarlo del tutto. “L’inferno”, dicono “è un costrutto immaginario usato per tenere la la gente asservita con la paura; un Dio d’amore non permetterebbe mai l’esistenza di un posto simile”. Questo ragionamento reca una forte componente emotiva. A nessuno, e di certo a nessun cristiano, piace l’idea dell’inferno. Allo stesso tempo, questa dottrina non è solo un orpello alla visione che il cristianesimo ha del mondo, qualcosa di ininfluente per la struttura stessa della fede. Né possiamo definire la dottrina dell’inferno una imbarazzante quanto inutile e primitiva appendice, alla quale si crede solo perché ci è stato detto che bisogna farlo.

Al contrario, l’estrema concretezza della dottrina dell’inferno fa rifulgere ancora di più la gloria del Vangelo. Ci aiuta a capire la misura della grandezza di Dio, l’immane peso della nostra peccaminosità e l’inimmaginabile meraviglia della sua grazia. Oltre a ciò, proclamare la realtà dell’inferno – se non la scacciamo dalle nostre menti – ci farà concentrare maggiormente sulla missione di annunciare il Vangelo a quelli che sono a rischio di passarvi l’eternità.

Dopo questo breve preambolo introduttivo, di seguito esamineremo brevemente cinque affermazioni bibliche sull’inferno che, considerate nel loro complesso, dimostrano perché esso è parte integrante del Vangelo.

PERCHE’ L’INFERNO E’ INDISPENSABILE PER IL VANGELO

  1. La Scrittura insegna che esiste un luogo reale chiamato inferno.

Non mi dilungherò su questo punto. Altri lo hanno fatto, e con chiarezza adamantina. Basti dire che i religiosi del periodo medievale non hanno inventato la dottrina dell’inferno per spaventare i servi della gleba, ma l’hanno ricevuta così com’era dagli apostoli. A loro volta, gli apostoli non l’hanno architettata per provocare il panico nei pagani: l’hanno imparata da Gesù. E Gesù non la prese in prestito dagli Zoroastriani per incutere timore nei Farisei; gliel’aveva dichiarata il Padre, cosicché Egli era totalmente consapevole della sua tangibilità. Peraltro, già nell’Antico Testamento era stata rivelata la realtà dell’inferno. Quindi, sostanzialmente, chi afferma di essere cristiano e di credere che la Bibbia è la Parola di Dio, non può esimersi dal riconoscere che in essa viene insegnata la realtà dell’inferno.

Ma c’è di più.

  1. L’inferno ci mostra quanto orrendo sia il nostro peccato.

Avete mai sentito qualcuno dire che nessun peccato umano merita l’eterno tormento dell’inferno? L’argomento è interessante, e rivelatore dell’animo umano. Perché gli uomini, quando pensano all’inferno, concludono sempre che Dio è in difetto e non loro? Ecco come la dottrina rivela ciò che si annida nei nostri cuori: quando l’uomo viene messo di fronte al proprio peccato, la sua prima reazione è sempre quella di minimizzarlo, di obiettare che non è così grave e che Dio ha torto quando dice che merita una punizione.

L’oggettività dell’inferno è una palese smentita della nostra auto-giustificazione. I non credenti vedranno sempre l’inferno come un motivo per accusare Dio, mentre noi cristiani, conoscendo la perfetta santità e giustizia di Dio, realizziamo chiaramente che l’inferno è un atto di accusa nei nostri confronti. Possiamo anche sottovalutare il nostro peccato, scusarlo o tentare di opporci alle nostre coscienze. Ma il fatto che Dio affermi che noi meritiamo il tormento eterno per i nostri peccati, deve ricordarci che essi non sono affatto irrilevanti, ma infinitamente malvagi.

  1. L’inferno ci mostra quanto Dio sia immutabilmente e infallibilmente giusto.

Nel corso della storia, le persone sono state indotte a pensare a Dio come ad un giudice corrotto, che accantona le richieste di giustizia semplicemente perché gradisce l’imputato. “Siamo tutti figli di Dio”, è la frase ricorrente. “Come può Dio emettere un giudizio così pesante su alcuni dei suoi figli?” La risposta a questa domanda è semplice: Dio non è un giudice iniquo. È assolutamente giusto e retto.

La Bibbia lo afferma ripetutamente. Quando si rivelò a Mosè, l’Eterno si dichiarò misericordioso e benigno, ma aggiunse: “Nondimeno, non lascia impunito il colpevole”. Nei Salmi è scritto che “giustizia e diritto sono la base del tuo trono”. Che affermazione straordinaria! Se Dio deve continuare ad essere Dio, non può tralasciare la giustizia e indulgere sul peccato. Deve occuparsene in modo risoluto e con severità. Quando Egli siederà per giudicare le genti, nessun peccato riceverà maggior castigo di quanto meriti, e nessuno sarà rimunerato in misura minore di quanto meriti. Nella Bibbia leggiamo che, nel giorno in cui Dio condannerà i suoi nemici all’inferno, l’intero universo dovrà riconoscere che ciò che Egli ha deciso è inoppugnabilmente giusto e retto. Isaia 5 ribadisce con gran forza questo punto: “Perciò il soggiorno dei morti si è aperto bramoso, e ha spalancato oltremisura la gola”. Immagine insolita, quella di una tomba che allarga la bocca per inghiottire gli abitanti di Gerusalemme, della quale Isaia si serve per dire che “Il SIGNORE degli eserciti è esaltato mediante il giudizio, e il Dio santo è santificato per la sua giustizia”. Analogamente, Romani 9:22-23 dice che, mediante i tormenti dell’inferno, Dio manifesterà “la sua ira e farà conoscere la sua potenza”, “per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria”.

Forse, al presente, ci appare incomprensibile, ma un giorno l’inferno stesso dichiarerà la gloria di Dio. Sarà una testimonianza – pur nella sua tragicità – unita a quella del salmista, del fatto che “giustizia e diritto sono la base del tuo trono”.

  1. L’inferno ci mostra quanto crudele fu la croce, e quanto sterminata è la grazia di Dio.

In Rom. 3 è scritto che Dio ha offerto Gesù come sacrificio di espiazione “per dimostrare la sua giustizia”. Lo ha fatto “per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato”.

Perché Gesù dovette morire sulla croce? Perché la sua morte vicaria era l’unico modo in cui Dio poteva evitare, mantenendo intatta la propria giustizia, di mandarci all’inferno. Gesù dovette caricarsi di ciò che spettava a noi; questo significa che, mentre pendeva dalla croce, dovette patire l’equivalente dell’inferno. Non che Egli scese negli inferi, ma che i chiodi e le spine erano solo l’inizio della sua sofferenza, il cui culmine fu quando Dio riversò la sua ira sul Figlio. Quel calare delle tenebre in pieno giorno, non fu causato dal desiderio del Padre di occultare le sofferenze del Figlio, come ha detto qualcuno. Quell’oscurità fu il segno della maledizione, dell’ira di Dio. Era il buio dell’inferno, e in quel momento Gesù ne stava sopportando tutta la furia – la furia dell’ira dell’Iddio l’Onnipotente.

Quando guarderemo la croce in quest’ottica, se siamo cristiani, capiremo meglio quanto immensa fu la grazia di Dio per noi. L’opera della redenzione intrapresa da Cristo includeva l’onere di sopportare l’ira di Dio al tuo posto, di accollarsi l’inferno che tu meritavi. Quale incredibile manifestazione di amore e compassione! Eppure, vedrai e realizzerai nitidamente questa dimostrazione di amore solo quando capirai, ammetterai e rabbrividirai per l’orrore dell’inferno.

  1. L’inferno ci spinge a proclamare più alacremente il Vangelo.

Se l’inferno esiste e se ci sono delle persone effettivamente in pericolo di passare l’eternità in questo luogo, allora non c’è compito più improcrastinabile e importante di quello di compiere scrupolosamente ciò che il Signore ha detto ai suoi apostoli prima di ascendere al cielo: proclamare al mondo la buona notizia che il perdono dei peccati è ottenibile solo attraverso Gesù Cristo!

Credo che John Piper avesse proprio ragione, quando, in un’intervista rilasciata al The Gospel Coalition, disse: “È impensabile rinunciare alla predicazione del Vangelo se credi che l’inferno sia concreto e che, dopo la vita terrena, ci sarà una sofferenza senza fine per quelli che non avranno

posto fede in esso”. Sono tante le cose lodevoli che i cristiani possono fare – e devono farle! Ma se l’inferno esiste, vale la pena, ma che dico? è fondamentale tener presente che la sola cosa che i cristiani possono fare, e che nessuno al mondo potrà mai fare al loro posto, è ammaestrare gli uomini su come poter essere perdonati del loro peccato e evitare di passare l’eternità all’inferno.

EPILOGO

E’ fuor di dubbio che la dottrina dell’inferno sia tremenda, come lo è la realtà. Ma questo non deve assolutamente costituire un motivo per distogliere da esso lo sguardo, fingendo di non vederlo, tanto meno per rigettarlo. Molti pensano che, rifiutando o, quantomeno, ignorando questa dottrina biblica nella loro predicazione, rendono Dio più glorioso e più amorevole.

Lungi da noi un simile comportamento!

In realtà, una tale omissione non fa che defraudare, sia pure inconsapevolmente, il Salvatore Gesù Cristo della sua gloria, come se ciò da cui siamo stati salvati non fosse poi così spregevole, dopo tutto. Al contrario, la natura ributtante del peccato accresce immensamente la gloria di quello in vista del quale Dio ci ha salvati. Non solo: giacché abbiamo una visione sempre più chiara di quello che è l’orrore dell’inferno, contempliamo con sempre più amore, sempre maggior gratitudine e adorazione Colui che ha sopportato quell’inferno per noi, affinché scampassimo da esso.

File tratto e tradotto a cura di Ciro Izzo

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.

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