Il Vangelo

Il problema dei programmi di evangelizzazione

Da Mack Stiles

J. Mack Stiles vive con la moglie Leeann in Medio Oriente, dove è pastore di una chiesa internazionale.
Article
10.09.2014

Non ci vuole molto per convincere la maggior parte dei cristiani che l’evangelizzazione comunitaria è la strada da percorrere e non è difficile nemmeno trovare persone che si uniscano nell’adempiere questo compito evangelistico.

Di solito però quando pensiamo all’evangelizzazione in comunità, pensiamo ai programmi di evangelizzazione che non sono la stessa cosa. Per “programma” intendo un grande evento occasionale con l’intervento di un oratore noto o che tratti un argomento stimolante: di solito ad un certo punto, durante l’evento, c’è una presentazione del Vangelo, a volte il programma è più specifico, destinato a una determinata categoria di credenti come per esempio un programma ricreativo, con la speranza che possa aprire una porta per un dialogo spirituale.

Dio si serve dei programmi e conosco persone che hanno trovato la fede nel corso di campagne di evangelizzazione. Per la cronaca, promuovo presso e predico in programmi di evangelizzazione ma non penso che tali programmi siano il modo più efficace o il più autorevole, per evangelizzare.

Quando guardo con occhio critico certi progetti le cose non mi quadrano. In alcuni, vedo una sorta di rapporto qualità-prezzo cioè più soldi vengono spesi per il programma meno frutto c’è nell’evangelizzazione. Quando alle persone sotto i 21 anni (periodo in cui la maggior parte della gente si converte) è stato chiesto grazie con quale mezzo si siano convertite: solo l’1 % ha detto che era stato attraverso la TV o altri media mentre un consistente 43 % ha risposto di aver creduto grazie alla testimonianza di un amico o di un familiare. Fate il confronto del costo di una tazza di caffè rispetto ad una programmazione televisiva.

L’effetto sortito è questo: le mamme portano a Gesù più persone di un programma di evangelizzazione.

Sembra stranamente che tali programmi servano più ad altre cose che all’evangelizzazione : favoriscono ad esempio l’ aggregazione tra i cristiani che vi partecipano, incoraggiano i credenti a prendere posizione per Cristo e possono permettere alle chiese di inserirsi in nuovi posti dove esercitare il ministero.

Continua eppure ad esserci un’insaziabile sete di programmi di evangelizzazione. Perché? Questi programmi sono come lo zucchero: sono invitanti ed a volte anche coinvolgenti ma tolgono il desiderio di gustare un cibo più sano. Sebbene forniscano una rapida concentrazione di energia, nel tempo rendono flaccidi: un’alimentazione costantemente a base di tali elementi, alla lunga debilita. Una dieta rigorosamente a base di programmi di evangelizzazione produce un’evangelizzazione deperita: proprio come il cibarsi di solo zucchero può farci sentire come se avessimo mangiato quando non lo abbiamo fatto così questi piani spesso ci fanno sentire come se avessimo evangelizzato mentre in realtà non lo abbiamo fatto. Quindi dovremmo nutrire una certa perplessità verso questi tipi di programmi. Dovremmo usarli strategicamente ma con moderazione, ricordando che Dio non ha inviato un evento ma ha mandato Suo Figlio.

Cosa dovremmo fare? L’evangelizzazione come comunità: è bello avere al nostro fianco altri fratelli quando condividiamo la nostra fede con gli altri ma allo stesso tempo dobbiamo ravvisare i limiti e persino i pericoli di questi programmi. Esiste qualche alternativa? Vi voglio proporre qualcosa di completamente diverso, qualcosa che è sia collettivo ma anche individuale: una cultura dell’evangelizzazione che si sviluppi principalmente all’interno della comunità locale.

LA CHIESA E L’EVANGELIZZAZIONE

Gesù disse: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri ” (Giovanni 13:35). Poco dopo, intrattenendosi con i suoi discepoli, pregò che fossero resi uniti “affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17: 20-21). Capite? Gesù dice che l’amore che abbiamo l’uno per l’altro nella chiesa deve manifestare che siamo veramente convertiti.

Se siamo uniti nel corpo mostriamo al mondo che Gesù è il Figlio di Dio. L’amore confermerà il nostro discepolato e l’unità attesterà la divinità di Cristo. Quale potente testimonianza!

Sono molti i passi che disciplinano e formano i nostri sforzi nell’evangelizzazione ma questi versetti sono il fondamento biblico che ci mostra che la chiesa deve curare una cultura dell’evangelizzazione. Il Vangelo non prende consistenza solo nel nostro amore: avete mai pensato quanti insegnamenti biblici Dio ha predisposto sulla struttura della chiesa che, se correttamente osservati, costituiscono delle autentiche proclamazioni del Vangelo?

Perseguendo una sana cultura dell’evangelizzazione, non cerchiamo di creare semplicemente un remake della chiesa ma permettiamo che si realizzi ciò che Dio ha già stabilito per la chiesa …. proclamare il Vangelo. Gesù non ha dimenticato il Vangelo quando ha edificato la chiesa.

Prendiamo ad esempio l’istituzione del battesimo: esso rappresenta la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù e mostra come la Sua morte sia la nostra morte e la Sua vita la nostra vita. La Cena del Signore, invece, annuncia la morte di Cristo finché Egli non ritorni e ci spinge a confessare i nostri peccati e a sperimentare ancora una volta il perdono. Quando preghiamo, preghiamo secondo le verità di Dio. quando cantiamo, cantiamo le grandi cose che Dio ha fatto per noi tramite il Vangelo, quando offriamo le nostre risorse economiche, stiamo dando per far progredire il messaggio del Vangelo e naturalmente la predicazione della Parola è sinonimo del Vangelo. La predicazione della Parola è l’elemento originario mediante il quale si costituisce una chiesa e ad essa, una volta formata, è assegnato il compito di fare discepoli inviati a loro volta a predicare il Vangelo per formare altre chiese. Questo ciclo si ripete da quando Gesù è asceso al cielo e andrà avanti fino al Suo ritorno.

La cultura dell’evangelizzazione parte dal basso verso l’alto e non al contrario. In una cultura dell’evangelizzazione, i credenti capiscono che il compito principale della chiesa è essere chiesa.

Le abitudini seguite da una chiesa sono in sé e per sé una testimonianza ed indubbiamente la chiesa sostiene e prega per l’evangelizzazione e per le varie opportunità di evangelizzazione ma il ruolo della chiesa non è quello di eseguire dei programmi: la chiesa deve coltivare una cultura dell’evangelizzaizone in cui i membri vengono inviati fuori dalla chiesa svolgere tale compito. Mi rendo conto che questa può sembrare pignoleria, ma è davvero importante. Se non lo si fa bene, si potrebbe creare scompiglio nella chiesa e i membri potrebbero ingiustamente arrabbiarsi con i responsabili della comunità.

Nell’ambito di una sana cultura dell’evangelizzazione è chiaro che esiste una priorità diversa per la chiesa e per l’individuo. C’è bisogno di chiese che vivano il Vangelo così come la Bibbia lo descrive e di cristiani disponibili che evangelizzino e non il contrario. Ciò significa che ciò che si dovrebbe fare a livello individuale potrebbe non essere la cosa migliore da fare per la chiesa globalmente.

In una cultura dellevangelizzazione l’obiettivo è che tutti, non solo il pastore e gli anziani, condividano, preghino e sfruttino le opportunità non appena si presentano. La nostra responsabilità è essere testimoni fedeli, tutti insieme.

Sono convinto che se i credenti trascorressero la metà del tempo trascorso in programmi di evangelizzazione impiegandolo piuttosto in amichevoli conversazioni con vicini, coi colleghi di lavoro o con altri fedeli, ci sarebbe una più soddisfacente risposta al Vangelo e si raggiungerebbero più persone. Se ci si riflettete non c’è cosa migliore che portare in chiesa tutti gli inconvertiti con i quali i membri della vostra chiesa sono settimanalmente in contatto, a prescindere dalle dimensioni dell’edificio.

E’ una realtà di fatto che molti giungono alla fede grazie all’influenza di familiari, di studi biblici in

piccoli gruppi o attraverso una conversazione con un amico dopo un culto in chiesa: i cristiani dovrebbero parlare spontaneamente del Vangelo.

Traduzione a cura di Ciro Izzo

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.

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