Il Vangelo

I sei benefici dell’evangelizzazione nel discepolato

Da Brian Parks

Brian Parks è vice presidente della GDS Knowledge Consultants ed è un anziano della Redeemer Church di Dubai. Ha oltre 20 anni di esperienza nel ministero studentesco.
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08.27.2012

“L’evangelismo mi ha cambiato la vita”: queste sono le parole che mi disse John, il mio tassista, mentre guidava sull’autostrada di Orlando verso la conferenza alla quale dovevo partecipare. La nostra conversazione si era spostata sul tema della fede non appena scoprì che non ero venuto ad Orlando per il Parco Disney come la maggior parte dei suoi passeggeri.

Gli chiesi che cosa avesse voluto dire, aspettandomi che mi spiegasse come qualcuno lo avesse portato a Cristo, ma non era questo che voleva dire: voleva intendere che evangelizzare gli aveva cambiato la vita. Mi spiegò che l’imparare a condividere la sua fede lo aveva portato a concentrarsi su argomenti molto importanti e questo mi ha fatto pensare a cose a cui non avevo mai pensato prima. Di certo quando porti qualcuno a Cristo non te lo dimentichi e non c’è niente che gli si possa paragonare!.

La testimonianza di John sull’effetto spiritualmente rinvigorente che produce il condividere la propria fede con qualcuno è esattamente quello che ho sperimentato anche io nel mio cammino con Cristo e in 22 anni di ministero fra gli studenti e di leadership di chiesa.

Eppure quanto spesso ho pensato al discepolato e all’evangelizzazione come a due aspetti distinti e separati della nostra fede in Cristo? E, cosa ancora più grave, quanto spesso consideriamo il discepolato come qualcosa di necessario mentre l’evangelismo come qualcosa di facoltativo pensando che spetti a chi è più zelante e “spiritualmente dotato” nella nostra chiesa.

OGNI DISCEPOLO DOVREBBE EVANGELIZZARE

Il Nuovo Testamento illustra un’immagine in cui ogni discepolo di Cristo dovrebbe essere normalmente e naturalmente coinvolto nell’evangelizzazione tanto quanto nello studio biblico, nella preghiera e nell’adorazione collettiva. Condividere l’evangelo dovrebbe essere necessario ed integrale per una vita di crescita in Cristo sia per il cristiano appena “nato di nuovo” sia per chi lo è da tanti anni.

Molti di noi hanno sentito e persino predicato sermoni che giustamente si concentrano sul tema del Grande Mandato di “fare discepoli” (Matteo 28:18-20) ed abbiamo insegnato a quelli che ci stanno attorno che dovrebbero a loro volta discepolare. Per prima cosa dobbiamo aver chiaro in mente che “fare discepoli” significa assolutamente aiutare chi non è discepolo a diventarlo. Gesù ha modellato (Marco 1:14,15; Matteo 9:35) e addestrato i suoi discepoli a fare lo stesso (Marco 6:7-13; Luca 10:1-12) e soltanto qualche giorno dopo Gesù disse che sarebbero stati suoi “testimoni.. fino all’estremità della terra” (Atti 1:8).

Parte dell’insegnamento degli apostoli a cui si dedicò la nuova chiesa ripiena di Spirito (Atti 2:42) fu la normale e regolare condivisione del vangelo con la famiglia, gli amici e gli estranei: sin dalle prime settimane e i primi mesi dopo la Pentecoste vi erano persone erano salvate tutti i giorni (Atti 2:47). L’evangelizzazione fu da subito una parte della loro nuova vita di discepolato per il Signore Gesù risorto.

I BENEFICI DELL’EVANGELIZZAZIONE

Ecco sei modi che ci fanno capire come l’evangelizzazione, se considerata parte necessaria del discepolato, aiuti a far crescere discepoli maturi.

  1.  L’evangelizzai aiuta a tenere l’evangelo al centro delle nostre vite e delle nostre chiese

L’Evangelo crea la chiesa (Colossesi 1:5,6), ne costituisce il messaggio centrale (1 Corinzi 15:1.-3) e potenzia la nostra crescita in Cristo (Filippesi 1:6): ecco il motivo per cui dovremmo fare il possibile per tenerlo al centro. Sappiamo che il mondo, la nostra carne ed il diavolo faranno tutto il possibile per togliercelo dagli occhi. D.A. Carson ha detto che un modo per preservare il Vangelo è lavorare sodo per trasmetterlo agli altri: l’evangelizzazione ci aiuta a considerare il messaggio del Vangelo come il motore di una vita che cresce in Cristo.

  1.  L’evangelizzazione approfondisce la nostra comprensione delle verità fondamentali della Scrittura

Le conversazioni evangeliche con i non cristiani ci costringono ad afferrare meglio le verità centrali e fondamentali della Parola di Dio. Temi come il carattere di Dio, la Sua santità e la Sua ira, la creazione dell’uomo ad immagine di Dio, il peccato, la grazia, la croce di Cristo e il giudizio, vengono in primo piano. Mentre spieghiamo questi concetti a varie persone ed in varie circostanze dobbiamo pensare ed in questo modo capiamo meglio come queste verità collegano fra di loro tutta la Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse.

Uno dei versetti più chiari sui benefici dell’evangelizzazione sul discepolato è Filemone 1:6; “Chiedo a lui che la fede che ci è comune diventi efficace nel farti riconoscere tutto il bene che noi possiamo compiere, alla gloria di Cristo”.

Sapere qualcosa e spiegarla a qualcuno che non la comprende o non la crede sono due cose distinte e separate. E quando spieghiamo agli altri le verità del Vangelo, queste ci diventano sempre più chiare.

  1.  Un’ evangelizzazione giustamente motivato fa crescere il nostro amore per Dio e per il prossimo

Tutti sono chiamati ad amare Dio e il prossimo con tutto il cuore (Marco 12:28-31). Condividere la nostra fede perché amiamo Dio e il prossimo non può che alimentare sempre di più il fuoco di questo amore: non ho mai visto che un’evangelizzazione giustamente motivata abbia fatto il contrario.

Se non hai mai portato qualcuno a Cristo, posso solo descriverti la gioia di vedere il potere trasformante del Vangelo all’opera in una persona. Vedere il suo cuore rotto a causa del peccato, rompe ancora di più il mio cuore, vederlo abbeverare alla fonte del perdono mi fa venire voglia di bere di più. Sperimentare il privilegio di condurre qualcuno a Cristo ci ricorda quanto più potente, santo e misericordioso Dio è rispetto a quello che riteniamo.

Non va dimenticato che quando condividiamo con altri il messaggio della speranza dell’evangelo, Cristo stesso ci promette che a volte lo rifiuteranno e rifiuteranno anche noi (Giovanni 15:18-20). Quando ciò accade il mio cuore langue per la prigionia e la cecità che il peccato porta. Considero il giudizio avvenire con maggiore urgenza e mi chiedo ancora come mai Dio abbia voluto salvare me, un peccatore tale e quale alla persona che ha rifiutato me e il messaggio dell’Evangelo.

  1.  L’evangelizzazione fa sorgere domande e obiezioni inaspettate da parte dei non convertiti che possono approfondire la nostra fede

Ho vissuto in Medio Oriente per quasi dieci anni e le mie interazioni con musulmani ed altri non cristiani hanno di gran lunga rafforzato la mia fede perché mi rivolgevo a Dio per cercare risposte sagge alle loro domande.

Nella zona ristoro vicino agli uffici della nostra compagnia ho trascorso diversi pomeriggi a parlare con musulmani; le nostre conversazioni deviavano spesso sulla fede ed io ho avuto l’opportunità di spiegare ciò in cui credono veramente i cristiani. Non ho potuto sempre rispondere immediatamente alle loro domande, ma quando mi rivolgevo a Dio e alla Sua Parola in cerca di risposte la mia fede si è sempre rafforzata. Condividere la mia fede mette in condizione di ascoltare obiezioni e trovare risposte a domande che da solo non ci saremmo mai posti.

  1.  L’evangelizzazione ci protegge dal dare erroneamente per scontato che chi ci circonda sia salvato

Persone non rigenerate non possono essere discepolate in senso biblico: non vogliono e non possono crescere in santità (Romani 8:-58). Un grande pericolo per la chiesa odierna è dare per scontata la salvezza di persone che hanno semplicemente l’etichetta di “cristiani” o sono coinvolte nelle attività della chiesa. Non prestare attenzione al fatto che chi consideriamo essere “nato di nuovo” lo sia davvero ha spesso le sue radici in idee di conversione che non sono bibliche (vedi 9Marks Journal on conversion). A volte può essere il timore che ci impedisce di correre il rischio di offendere un credente professante, evidenziandoli che dopo tutto non sta credendo in Cristo.

Ma fare del vangelo una parte della nostra conversazione quotidiana spesso dà come risultato dei cristiani nominali che sono nati di nuovo dallo Spirito

Il seminatore semina il seme liberamente senza considerare dove andrà a cadere (sulla strada, sulla roccia, fra le spine, in un terreno fertile, Marco 4:2-8): così anche noi dovremmo condividere l’Evangelo con franchezza e senza discriminazione, permettendo al nostro Dio sovrano di usarlo ovunque voglia per salvare il perduto ma anche per incoraggiare il credente.

  1.  L’evangelizzazione fa crescere la possibilità di essere perseguitati per l’evangelo il ché ci porta a crescere

C’è un motivo per cui non sono partito da questo “beneficio”! Considerate Romani 5:3-5:

“Non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato”.

Mentre dovremmo evitare la sofferenza fine a sé stessa dovremmo però essere pronti ad abbracciare la sofferenza per amore del Vangelo (2 Timoteo 1:8; Romani 8:17). Soffrire a causa dell’Evangelo dovrebbe incoraggiarci così come accadde alla chiesa primitiva (Atti 5:41). E si sa  condividere la nostra fede ci assicura che soffriremo a causa del Vangelo ancora di più di quanto non succeda se assumiamo decisioni poco sagge o se abbiamo offeso ingiustamente gli altri. Soffrire per aver proclamato l’evangelo può approfondire la nostra fede perché ci spinge a guardare al nostro Salvatore sofferente.

PRUDENZA E INCORAGGIAMENTO

Una parola di cautela: spingendo sull’evangelizzazione come parte del discepolato, fate attenzione ai programmi evangelisti. Ho descritto l’evangelizzazione come qualcosa di “naturale e normale” e quando lo facciamo partecipando ad un programma, non ci stiamo conformando a quello che la Scrittura descrive come evangelizzazione nella vita dei credenti: trattare l’evangelizzazione come un programma può allontanarlo dal discepolato e dalla nostra vita quotidiana.

Così come ad un certo punto dobbiamo togliere le rotelline alla bicicletta di un bambino, allo stesso modo i programmi vanno bene finché ci offrono forme e strutture che possiamo poi trasferire con naturalezza nella nostra vita di tutti i giorni.

Il più grande incoraggiamento per le vostre chiese e per i vostri amici cristiani a condividere la propria fede nasce dal vedere e sentire i pastori e gli anziani di chiesa condividere la propria fede.

La gente impara meglio quello che ti vede fare con passione: se tu che sei pastore condividi con passione la tua fede, anche la chiesa imparerà a farlo e diventeranno tutti discepoli di Gesù.

Gesù disse ai Suoi apostoli nel Grande Mandato: “Fate discepoli.. insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Matteo 28:19). Facendo discepoli, assicuriamoci di modellare ed insegnare loro tutto ciò che Lui ci ha comandato compresa la grande gioia e la benedizione di una vita di evangelizzazione.

Traduzione a cura di Susanna Giovannini

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.

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