Il Vangelo
Cos’e’ il vangelo?
Recentemente si è discusso molto, tra gli evangelici, su come i Cristiani dovrebbero definire il vangelo – se dovremmo dire che il messaggio del vangelo è puramente quello che i peccatori possono essere perdonati tramite il ravvedimento e la fede nella crocifissione di Gesù Cristo, o se invece dovremmo dire che è qualcosa di più ampio. Questo dibattito è stato affrontato, e talvolta odiato, da coloro che affermano che i loro oppositori sono “riduzionisti”, e questi ultimi che ribattono dicendo che i loro accusatori stanno annacquando il vangelo e distraendo la chiesa dalla missione affidatagli da Dio.
Io credo si possa sbrogliare parte della confusione facendo alcune osservazioni accurate. Penso che le due maggiori fazioni di questo dibattito – quelli che affermano che il vangelo sia la buona notizia che Dio sta riconciliando i peccatori con lui attraverso la morte vicaria di Gesù (chiamiamoli “A”), e quelli che affermano che il vangelo sia la buona notizia che Dio rinnoverà e ricostituirà il mondo intero mediante Cristo (“B”) – si stiano largamente riferendo a due cose differenti. In altre parole, non credo che il gruppo A ed il gruppo B stiano rispondendo alla stessa domanda. Sicuramente entrambe le fazioni sono convinte di rispondere alla domanda “Cos’è il vangelo?”, e di conseguenza sorgono tensioni a causa delle due risposte differenti. Ma se facciamo attenzione, credo che potremo constatare che in realtà stanno rispondendo a due quesiti molto diversi, anche se egualmente biblici.
Queste due domande sono:
- Cos’è il vangelo? In altre parole, qual è il messaggio in cui una persona deve credere per essere salvato?
- Cos’è il vangelo? In altre parole, qual è la buona notizia del Cristianesimo nel suo complesso?
Quando una persona del gruppo A sente la domanda “Cos’è il vangelo?” quello che capisce è “Qual è il messaggio in cui una persona deve credere per essere salvato?”, e per questo risponde parlando della morte di Cristo al posto dei peccatori e della chiamata a ravvedersi e credere.
Quando una persona del gruppo B sente la domanda “Cos’è il vangelo?” quello che capisce è “Qual è la buona notizia del Cristianesimo nel suo complesso?”, e per questo risponde parlando del proposito di Dio di rinnovare il mondo tramite Cristo.
Da questo si capisce il motivo per cui si creano tensioni tra i due. Se rispondi alla domanda (1) parlando della nuova creazione, le persone affermerebbero lecitamente che la tua risposta è troppo generale e che stai togliendo la croce dalla sua posizione centrale. Quando, nelle scritture, le persone ponevano la domanda “Cosa devo fare per essere salvato?”, ciò che gli veniva detto di fare era di pentirsi e credere in Gesù – non veniva menzionata l’imminente nuova creazione.
Tuttavia, è anche vero che avvolte (o addirittura spesso) la Bibbia parla “del vangelo” in termini di nuova creazione. Quindi rispondere alla domanda (2) semplicemente parlando della morte di Cristo per i peccatori, e dire che qualsiasi altra cosa è per definizione non-vangelo (ma solo mere implicazioni), è al contrario troppo restrittivo. Sarebbe come dire che promesse come la resurrezione del corpo, la riconciliazione degli ebrei e dei gentili, i nuovi celi e la nuova Terra, e molte altre ancora, in un certo qual modo non sono parte di quello che la Bibbia presenta come la “buona notizia” della Cristianità.
Quello che abbiamo bisogno di comprendere è che nessuna di queste due domande è sbagliata, e nessuna delle due è più biblica dell’altra. La Bibbia pone entrambe e risponde ad entrambe. Lasciate che mostri, attraverso le scritture, il motivo per cui credo che entrambe le domande sopra menzionate siano legittime e bibliche.
Stando a ciò che ho recepito leggendo, la Bibbia sembra usare la parola “vangelo” in due modi differenti ma estremamente connessi tra loro. Alcune volte essa utilizza “vangelo” in un senso molto ampio, ovvero per descrivere tutte le promesse che Dio intendeva adempiere in Cristo, incluso non solo il perdono dei peccati ma anche tutto ciò che ne scaturisce – l’istituzione di un nuovo regno, i nuovi celi e la nuova Terra eccetera. Ci sono altre volte, invece, in cui la Bibbia utilizza “vangelo” in senso molto restrittivo, ossia per descrivere specificatamente il perdono dei peccati attraverso la morte vicaria di Gesù. In questo caso, le più ampie promesse prima menzionate, non sembrano essere poste molto in risalto.
Ecco alcuni dei casi più evidenti in cui, secondo la mia opinione, la Bibbia usa la parola “vangelo” in senso più restrittivo:
- At 10:36-43: “Questa è la parola che egli ha diretta ai figli d’Israele, portando il lieto messaggio di pace per mezzo di Gesù Cristo (Egli è il Signore di tutti), … Di Lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome.”
Pietro afferma che il vangelo che lui predica è “la pace tramite Gesù Cristo”, e con ciò egli si riferisce specificatamente alla buona notizia che “chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati attraverso il suo nome”.
- Romani 1:16-17: “Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto:<< il giusto per fede vivrà>>”.
Paolo definisce il vangelo in termini di “salvezza” e di giustizia di Dio rivelata attraverso la fede. Nel resto del libro è chiaro che egli si riferisce al perdono dei peccati (la giustificazione), che avviene per mezzo della fede e non delle opere. In Romani, il punto focale non è il nuovo regno in se e per se, ma è come se ne può diventare parte. E Paolo chiama tutto questo “vangelo”.
- 1 Corinzi 1:17-18: “Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma a evangelizzare; non con sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana. Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio”. Il vangelo che Paolo è mandato a predicare è “la parola della croce”.
- 1 Corinzi 15:1-5: “Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici”.
Il vangelo che Paolo predicava e che loro ricevevano era che “Cristo morì per i nostri peccati… fu sepolto… [e] fu resuscitato”. Le continue allusioni alle apparizioni non dovrebbero essere ritenute parte del “vangelo”, come se dovessimo necessariamente dire a qualcuno che Gesù apparve a Pietro, ai Dodici e a Giovanni per poter affermare di aver annunciato il vangelo davvero.
Quei riferimenti hanno lo scopo di stabilire la resurrezione come fatto reale e storico.
E qui ecco alcuni dei punti in cui credo che il vangelo sia utilizzato in senso più ampio:
- Matteo 4:23: “Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo”.
Questa è la prima volta in cui viene menzionato il vangelo nella narrazione di Matteo, quindi dovremmo aspettarci che ci venga proposto un certo contorno. Per riempire il concetto di “vangelo del regno” predicato da Gesù dobbiamo tornare indietro al verso 17, in cui viene menzionato per la prima volta il “regno”. Qui, Gesù predicava dicendo “ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Il vangelo del regno di cui parlava Gesù era che a) il regno era sorto, b) coloro che si ravvedevano potevano entrarvi.
- Marco 1:14-15: “Dopo che giovani fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo <<Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete nel vangelo>>”.
Ad eccezione del primo verso, questa è la prima volta in cui la parola vangelo è usata nel libro di Marco. “Il vangelo di Dio” di cui parlava Gesù era: “Il tempo è giunto, e il regno di Dio è vicino; Ravvedetevi e credete nel vangelo”.
Il vangelo di Dio era che a) il regno era sorto, b) coloro che si ravvedevano potevano entrarvi.
- Luca 4:18: “lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi…”.
Questo è il passaggio del Vecchio Testamento con cui Gesù rende pubblico il suo ministero. L’espressione “buona notizia”, com’è intesa in Isaia 61, io credo si riferisca alla piena e completa istituzione del dominio del regno di Dio.
- Atti 13:32: “E noi vi portiamo il lieto messaggio che la promessa fatta ai padri Dio l’ha adempiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù…”.
Il verso 38 rende molto chiaro che la buona notizia che Paolo portava era che il perdono dei peccati avveniva attraverso “quest’uomo”. Poi ancora, nel verso 32 la “buona notizia” è che “la promessa fatta ai padri Dio l’ha adempiuta… risuscitando Gesù”. Sicuramente la promessa fatta ai padri, ora adempiuta in Gesù, includeva il perdono dei peccati ma non si limitava solamente a questo.
Quindi osservando con attenzione il Nuovo Testamento, io penso che la parola “vangelo” sia utilizzata sia in modo più ampio che in modo più restrittivo. Ampiamente parlando, come in Matteo 4, Marco 1, Luca 4 e Atti 13, essa si riferisce a tutte le promesse fatte a noi per mezzo dell’opera di Gesù – non solo il perdono dei peccati, ma anche la resurrezione, la riconciliazione sia con Dio che con gli altri, la santificazione, la glorificazione, il regno imminente, i nuovi cieli e la nuova terra, e così via. Si potrebbe dire che in quei casi, “vangelo”, si riferisca all’intero complesso di promesse di Dio sigillate attraverso la vita e l’opera di Gesù. Potremmo chiamare questo vangelo inteso in senso più ampio Vangelo del Regno. In senso più limitativo, invece, come possiamo vedere in Atti 10, nell’intera lettera ai Romani, in 1 Corinzi 1 e 1 Corinzi 15, “vangelo” è riferito specificatamente alla morte e la resurrezione espiatorie di Gesù e alla chiamata a pentirsi e a credere in lui rivolta ad ognuno. Potremmo chiamare questo vangelo inteso in senso più restrittivo Vangelo della Croce.
Ora lasciate che metta alla luce altre due cose. Prima di tutto, l’uso ampio della parola “vangelo” include necessariamente il senso più restrittivo della parola. Guardiamo a quegli esempi in Matteo e Marco. Gesù non proclama semplicemente l’inizio del Regno, come molti affermano. Egli proclama l’inizio del Regno e spiega cosa voglia dire entrare a farne parte. Vediamo con più attenzione: Gesù non predica il vangelo dicendo “il regno dei cieli è arrivato!”. Egli predica il vangelo dicendo “il regno dei cieli è arrivato. Perciò ravvedetevi e credete!”. Questo è cruciale, la differenza tra vangelo e non vangelo: proclamare l’inaugurazione del regno, la nuova creazione e tutto il resto senza proclamare come si può entrare a fare parte di tutto ciò – pentendosi ed essendo perdonati per i propri peccati per mezzo della fede in Cristo Gesù e nella sua morte espiatoria – significa predicare il non Vangelo. Al contrario, vuol dire predicare una cattiva notizia, dal momento che non dai alle persone la speranza di essere incluse nella nuova creazione. Il Vangelo del Regno non è semplicemente la proclamazione del regno. Esso è la proclamazione del regno insieme alla proclamazione che le persone posso entrarvi attraverso il ravvedimento e la fede in Cristo.
In secondo luogo, vale la pena esplicitare ancora una volta il fatto che il Nuovo Testamento chiama il messaggio specifico e restrittivo del perdono dei peccati per mezzo di Cristo “Il Vangelo”. Perciò, coloro che controbatterebbero qualcosa del tipo “Se tu stai predicando solamente il perdono dei peccati tramite Cristo, senza annunciare l’intenzione di Dio di restaurare il mondo, allora non stai predicando il vangelo”, hanno torto. Sia Paolo che Pietro (per menzionare due nomi degli esempi precedenti) sembrano piuttosto entusiasti di affermare di aver predicato “Il Vangelo” dopo aver parlato alle persone del perdono dei peccati tramite la morte vicaria di Gesù, punto.
Se è vero che il Nuovo Testamento usa la parola “vangelo” in entrambi i sensi ampio e restrittivo, come possiamo capire il rapporto tra il Vangelo del Regno ed il Vangelo della Croce? Questa è la prossima domanda e, una volta data la risposta, credo ci aiuterà ad avere una visione più chiara di alcune questioni importanti.
Quindi in che modo si relaziona il Vangelo del Regno al Vangelo della Croce? Io ho già affermato che il Vangelo del Regno include necessariamente il Vangelo della Croce. Ma più specificatamente, il Vangelo della Croce è semplicemente una parte del Vangelo del Regno o è qualcosa di più? Ne è la parte centrale, la parte marginale, ne è il cuore o qualcos’altro? E, per quello che può importare, perché gli scrittori del Nuovo Testamento attribuiscono la parola “vangelo” alla promessa specifica del perdono attraverso la fede in Cristo e non alle altre promesse incluse nel concetto più ampio di vangelo? Perché non vediamo mai Paolo che dice “Questo è il mio vangelo: che gli umani possono essere riconciliati gli uni con gli altri!”?
Io credo che possiamo dare una risposta a tutte queste domande realizzando che il Vangelo della Croce non è una qualsiasi parte del Vangelo del Regno. Piuttosto, il vangelo della croce è la porta d’ingresso, la sorgente, il seme, del vangelo del regno. Leggi tutto il Nuovo Testamento, e realizzerai velocemente che il suo messaggio univoco è che una persona non può arrivare alle altre benedizioni del regno se non attraverso il perdono dei peccati per mezzo della morte di Cristo. Questa è la fontana da cui sgorga tutto il resto.
Questa, io penso sia la ragione per cui è perfettamente appropriato per gli autori biblici definire Quella sorgente “Vangelo”, nonostante definiscano anche l’intero pacchetto – incluso il perdono, la giustificazione, la resurrezione, la nuova creazione e tutto il resto – “Vangelo”. In quanto queste benedizioni possono essere ottenute solo per mezzo delle benedizioni più basilari (espiazione, perdono, fede e ravvedimento), e siccome le benedizioni sopra menzionante sono perseguite infallibilmente attraverso queste ultime, per gli scrittori del Nuovo Testamento è assolutamente appropriato chiamare ingresso/sorgente/seme il “Vangelo”.
Inoltre, per il Nuovo Testamento è assolutamente appropriato definire la sorgente “Vangelo”, e allo stesso tempo non chiamare in tale modo nessun’altra benedizione del pacchetto più ampio. Quindi non chiamiamo la riconciliazione umana “Vangelo”. E non chiamiamo nemmeno i nuovi cieli e la nuova terra “Vangelo”. Ma definiamo “Vangelo” il perdono per mezzo dell’espiazione, perché questa è la fonte e la porta d’ingresso di tutto il resto.
Ci sono alcune importanti implicazioni che scaturiscono da quanto appena detto.
Primo, vale la pena dire: coloro che sostengono che “il vangelo” sia la proclamazione del regno si sbagliano. Il vangelo non è la proclamazione del regno, ma è (in senso ampio) la proclamazione del regno insieme ai mezzi per entrarvi.
Secondo, per affermare che il Vangelo della Croce non è il vangelo, o che è minore del vangelo, non è esatto. Quindi, dal momento che la domanda è “Qual è il messaggio al quale una persona deve credere per essere salvato?”, il vangelo della croce è il vangelo. Gesù, Paolo e Pietro lo affermano.
Terzo, anche dire che il Vangelo del Regno è qualcosa in più del vangelo, o che è una distrazione dal vero vangelo, è sbagliato. Quindi dal momento che la domanda è “Qual è la buona notizia del Cristianesimo?”, il vangelo del regno non ha qualcosa in più del vangelo, ma esso è il vangelo. Gesù, Paolo e Pietro lo affermano.
Quarto, è sbagliato chiamare qualcuno Cristiano semplicemente perché sta facendo cose buone e sta “seguendo l’esempio di Gesù”. Per essere un Cristiano, partecipe delle benedizioni del regno, c’è bisogno prima di tutto di attraversare la porta – vale a dire, andare a Cristo con fede ed essere perdonato per i propri peccati tramite l’espiazione. Nel Pellegrinaggio del Cristiano, Bunyan racconta la storia di Signor FormalistA e del Signor Ipocrisia, i quali incontrano Cristiano lungo la strada che porta alla Città Celeste. Dopo un momento di conversazione, comunque, Cristiano comprende che i due hanno saltato il muro lungo il percorso invece di passare attraverso la porta intricata. Il risultato: questi due non sono cristiani, indipendentemente da quanto stiano affrontando bene il percorso. Per cambiare un po’ i personaggi, ci sono molte persone lì fuori che dovrebbero realizzare che il Signor Seguace di Gesù e la Signora Vivo la vita del Regno non sono cristiani – non senza essere andati da Gesù in attitudine di ravvedimento e fede perché ricevessero il perdono dei peccati. Una persona può “vivere come viveva Gesù” quanto vuole ma, se non passa per la porta intricata di espiazione, fede e pentimento, non è davvero andato da Cristo. Ha semplicemente saltato il muro.
Quinto, io credo sia sbagliato dire che i non cristiani stanno compiendo “l’opera del regno”. Un non cristiano che lavora per la riconciliazione dell’essere umano e per la giustizia è una buona cosa, ma questo non significa lavorare per il regno perché non è un lavoro fatto nel nome del re. C.S. Lewis si sbagliava: non puoi fare cose buone nel nome di Tash e poi aspettarti che Aslan ne sia felice.
Sesto, l’obiettivo finale di ogni ministero di grazia – che sia portato avanti da un singolo individuo o da una chiesa – dev’essere quello di condurre il mondo verso quella porta. Si potrebbe dire molto di questo, ma sono convinto che comprendere questo nel modo corretto possa fornire un potente slancio missionario ed una penetrante testimonianza per il mondo. Quando rinnovi un negozio di barbiere nel nome di Gesù, ad esempio, devi dire al proprietario (in modo diretto per amore del coraggio): “Ascolta, io sto facendo tutto questo perché servo Dio, che ha interesse per cose come la bellezza, l’ordine e la pace. Infatti la Bibbia dice, e io ci credo, che Dio un giorno ricreerà questo mondo e inaugurerà un regno dove la pittura non si rovinerà e gli alberi non morranno. Ma [e qui arriviamo al punto] io non credo che tu ne farai parte. A causa del tuo peccato. Almeno che tu non ti penta e creda in Cristo”. E poi gli dici la buona notizia della croce. Se tu rinnovi semplicemente il negozio di barbiere e parli del regno che verrà, non sarai stato all’altezza di annunciare il vangelo. Il vangelo del regno è la predicazione del regno insieme al modo di entrarvi.
Settimo, come ho detto prima, io penso che molti della cosiddetta chiesa emergente – a causa di tutta la loro insistenza su quanto sia strabiliante e stupefacente il loro vangelo – mancano completamente ciò che è realmente incredibile del vangelo.
Il fatto che Gesù sia re e che abbia inaugurato un regno di amore e compassione non è per niente così stupefacente. Ogni ebreo sapeva che prima o poi sarebbe avvenuto un giorno. Ciò che è davvero sbalorditivo del vangelo è che il re messianico è morto per le persone – che il divino Figlio dell’Uomo di Daniele, il Messia Davidico, e il Servo che soffrirà di Isaia, alla fine si sono rivelati essere la stessa persona. Questo, per di più, è ciò che connette il Vangelo del Regno al Vangelo della Croce. Gesù non è soltanto Re, ma è Re Crocifisso. In ogni caso, quello che molti della chiesa emergente ritengono essere un vangelo sorprendente non è sorprendente per niente. E’ solo noioso.
Ottavo, Tutto ciò che abbiamo detto fino adesso ci porta alla conclusione che l’enfasi evangelistica, logico-missionaria e pastorale di quest’epoca fa parte del vangelo della croce – la fonte, la porta d’ingresso del più ampio vangelo del regno. Questo perché tutto il resto è irraggiungibile, e di conseguenza cattiva notizia, se non mostriamo alla gente il modo per raggiungerlo. Inoltre, questa è l’epoca in cui il comandamento globale di Dio è “ravvedetevi e credete”.
C’è solo un comandamento incluso nel vangelo stesso (che sia inteso in modo ampio o restrittivo): ravvedetevi e credete. Questo è l’obbligo primario dell’uomo in quest’epoca, e perciò dev’essere anche la nostra enfasi primaria nel nostro predicare.
Traduzione a cura di Sharon Viola
Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.