Teologia biblica

Teologia biblica e adorazione collettiva

Da Bobby Jamieson

Bobby Jamieson è pastore associato della Capitol Hill Baptist Church a Washington, DC. Recentemente, ha pubblicato il suo ultimo libro, Understanding Baptism and Understanding the Lord's Supper.
Article
08.20.2014

Che cosa stiamo facendo esattamente quando ci riuniamo come chiese per adorare? Come sappiamo cosa dovremmo fare in questi incontri settimanali?

Naturalmente i cristiani evangelici si rivolgono alla Scrittura per avere una guida su queste domande, ma dove guardiamo nella Scrittura? C’è un abbondanza di adorazione del Vecchio Testamento che riguarda preghiere, sacrifici, cori, cembali e molto altro. Tutto questo materiale si applica davvero agli incontri dei credenti del nuovo patto?

Ciò di cui abbiamo bisogno per rispondere a queste domande è una teologia biblica di adorazione. La teologia biblica è la disciplina che ci aiuta a definire sia l’unità sia la diversità, la continuità e la discontinuità, all’interno dell’estesa trama della Scrittura.

In questo articolo schematizzerò, anche troppo brevemente, una teologia biblica per l’adorazione collettiva. Quattro passi ci faranno arrivare al punto: (1) l’adorazione collettiva nel Vecchio Testamento, (2) l’adempimento in Cristo, (3) l’adorazione collettiva nel Nuovo Testamento, (4) leggere l’intera Bibbia per l’adorazione collettiva.

  1. L’adorazione collettiva nel Vecchio Testamento

Dal momento in cui il popolo di Dio fu bandito dalla sua presenza dopo la caduta in Genesi 3, Dio era al lavoro per riunirli di nuovo a se stesso, così, quando Israele soffriva in schiavitù in Egitto, Dio li salvò non solo perché sarebbero stati liberi dall’oppressione ma affinché lo adorassero in sua presenza (Es 3:12,18). Dio condusse il suo popolo fuori dall’Egitto e li condusse nella sua dimora (Es 15:13,17).

Dov’è quella dimora? Inizialmente è il tabernacolo, la tenda elaborata nella quale i sacerdoti avrebbero offerto sacrifici per i peccati e le impurità del popolo. Leggiamo in Esodo 29:44-46:

Così santificherò la tenda di convegno e l’altare; santificherò pure Aaronne e i suoi figli, perché mi servano come sacerdoti. Dimorerò in mezzo ai figli d’Israele e sarò il loro Dio. Ed essi conosceranno che io sono l’Eterno, il loro Dio, che li ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per dimorare tra di loro. Io sono l’Eterno, il loro Dio.

Lo scopo dell’Esodo era che Dio avrebbe dimorato tra il suo popolo e lo fa per mezzo del luogo santo (tabernacolo) e del popolo (sacerdozio) che ha stabilito per questo scopo.

Quando Dio condusse Israele fuori dall’Egitto, lo prese con se come suo popolo e il modo in cui confermò questa nuova relazione con Israele è incidendo un patto con loro, spesso chiamato il “patto mosaico”. In Esodo 19 il Signore ricorda al popolo ciò che ha fatto per loro salvandoli dall’Egitto e poi promette che se obbediranno ai termini del loro patto, essi saranno il suo tesoro particolare (Es 19:1-6).

Il Signore confermò questo patto con il popolo in Esodo 24 e tutte le leggi di Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio approfondiscono i termini di questo patto. Tutti questi dettagli specificano come il popolo di Dio deve vivere con Dio e con gli altri all’interno di questo preciso patto che Dio ha fatto con loro.

I sacrifici dettagliati e i rituali di purificazione descritti in Levitico sono quindi degli strumenti per riparare le violazioni del patto di amicizia. Il culto mantiene il patto.

Una manciata di volte l’anno tutti gli israeliti avevano l’ordine di riunirsi davanti al Signore al suo tabernacolo per le festività della Pasqua, delle primizie e così via (Le 23). Oltre a queste feste, l’offerta ordinaria di sacrifici era eseguita dai sacerdoti e i singoli israeliti andavano al tabernacolo (più tardi nel tempio) solo quando avevano bisogno di offrire un sacrificio specifico per il peccato o per l’impurità.

In altre parole, per Israele, l’adorazione collettiva era un’occasione speciale, poche volte l’anno. L’adorazione, intesa come devozione esclusiva al Signore, era qualcosa che gli israeliti erano chiamati a fare costantemente (De 6:13-15) ma nel senso di avere un accesso intimo alla presenza Dio, l’adorazione era limitata a persone, posti e momenti specifici. Dio dimorava in mezzo al suo popolo, sì, ma quella presenza era limitata al tabernacolo e custodita dai sacerdoti.

  1. L’adempimento in Cristo

Il punto di svolta nella trama della Scrittura è l’incarnazione di Dio Figlio, nostro Signore Gesù Cristo; tutte le promesse di Dio sono adempiute in lui (2 Co 1:20). Tutti i simboli dell’Antico Testamento, le istruzioni del sacerdozio, il tempio, la regalità, gli eventi dell’esodo, dell’esilio e del ritorno trovano il loro adempimento in lui. Per comprendere la teologia di adorazione dell’intera Bibbia dobbiamo capire come Gesù adempie e trasforma l’adorazione del patto mosaico.

Il tabernacolo, e poi il tempio, era il luogo in cui Dio manifestava la sua presenza in mezzo al suo popolo; Gesù adempie e quindi sostituisce le strutture di questo patto antico. Giovanni ci dice che la Parola divenne carne e letteralmente dimorò tra noi (Gv 1:14). Gesù promise “Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò” (Gv 2:19). In altre parole il corpo di Gesù è ora il tempio, il luogo in cui Dio incontra il suo popolo, manifesta la sua presenza e si occupa dei loro peccati (Gv 2:21-22). Ecco perché Gesù può dire che viene l’ora in cui i veri adoratori non adoreranno più a Gerusalemme ma adoreranno in spirito e verità (Gv 4:21-24).

Gesù adempie e sostituisce il tempio terreno di Gerusalemme, egli ora è il “luogo” dove i veri adoratori adorano Dio.

Gesù adempie e sostituisce anche l’intero sistema sacrificale associato al patto mosaico e al tabernacolo e al tempio. Ebrei ci dice che, diversamente dai sacerdoti che dovevano offrire sacrifici quotidianamente, Gesù ha espiato i peccati del popolo “una volta per tutte, quando offerse se stesso” (Eb 7:27). La singola offerta di Gesù di se stesso non purifica solamente la carne come nei sacrifici del vecchio patto ma purifica la nostra coscienza, rinnovandoci interiormente (Eb 9:13-14). Poiché Gesù ha perfezionato il suo popolo attraverso un’unica offerta, non c’è più bisogno ne luogo per l’offerta di tori e capri (Eb 10:1-4, 10, 11-18).

Gesù adempie e sostituisce i sacrifici levitici; il suo sangue ora assicura la nostra redenzione eterna (Eb 9:12).

Potrei continuare andando avanti così. Il punto è che l’opera salvifica di Gesù introduce una svolta radicale su come Dio si relaziona al suo popolo. Il nuovo patto che Gesù inaugura fa diventare il vecchio patto, che Dio stipulò sul monte Sinai con Mosè, obsoleto (Eb 8:6-7, 13). Adesso il popolo di Dio riceve il perdono dei loro peccati attraverso la fede nel sacrificio di Cristo, adesso il popolo di Dio sperimenta la sua presenza piena di grazia attraverso la fede in Cristo e avendo lo Spirito, adesso tutto il popolo di Dio ha un accesso intimo a Dio (Eb 4:16, 10:19-22) e non solo un piccolo numero di sacerdoti.

  1. L’adorazione collettiva nel Nuovo Testamento

Cosa significa tutto questo per l’adorazione collettiva nell’era del nuovo patto? La prima cosa da notare è che i termini di adorazione del vecchio Testamento sono stati applicati alle vite intere dei credenti. In Romani 12:1 Paolo scrive “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare il vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale” NR. Adesso noi non offriamo animali come sacrificio ma proprio noi stessi; l’intera vita cristiana è un atto di servizio sacrificale a Dio.

Consideriamo anche Ebrei 13:15: “Per mezzo di lui (cioè Gesù) dunque, offriamo di continuo a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome”. La lode è il nostro sacrificio e la offriamo continuamente, non solo per un’ora la domenica mattina. Il frutto di labbra che confessano il nome di Dio include canti di lode ma anche molto di più: confessare coraggiosamente il Vangelo in pubblico, pronunciare parole di verità ed amore agli altri, portando ogni parola che proferiamo sotto il dominio di Cristo.

Questo significa che “adorare” non è qualcosa che facciamo principalmente la domenica in chiesa, invece l’adorazione dovrebbe caratterizzare le nostre intere vite. Per il cristiano l’adorazione non è confinata a momenti e luoghi sacri perché siamo uniti in Cristo attraverso la fede, colui che è il tempio di Dio e siamo abitati dallo Spirito Santo che ci rende il tempio di Dio sia individualmente sia collettivamente (1 Co 3:16-17, 6:19; Ef 2:22).

Quindi da cosa è caratterizzata l’adorazione collettiva nel nuovo patto? Leggere e predicare la Scrittura (1 Ti 4:13); cantare Salmi, inni e canzoni spirituali insieme (Ef 5:18-19; Cl 3:16); pregare (1 Ti 2:1-2, 8); celebrare le ordinanze del battesimo e della Santa Cena (Mt 28:19; 1 Co 11:17-34); incoraggiarsi l’un l’altro all’amore e alle buone opere (Eb 10:24-25).

Una delle cose più sorprendenti dell’adorazione collettiva nel nuovo patto è la costante attenzione all’edificazione di tutto il corpo. Paolo scrive “la parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore” (Cl 3:16). Noi ci istruiamo ed esortiamo a vicenda mentre cantiamo al Signore; mentre adoriamo Dio ci edifichiamo a vicenda. Paolo arriva al punto di dire che ogni cosa che viene fatta quando ci si incontra dovrebbe essere fatta in vista dell’edificazione del corpo in Cristo (1 Co 14:26).

Ciò che rende unico l’incontro settimanale della chiesa non è che è il momento in cui adoriamo ma che è il momento in cui ci edifichiamo a vicenda adorando Dio insieme.

A causa del nuovo patto che Cristo ha inaugurato, l’adorazione collettiva nell’era del nuovo patto ha un’intera struttura diversa dall’adorazione collettiva del vecchio patto. Invece di riunirsi poche volte l’anno, l’adorazione collettiva è ora settimanale; invece di incontrarsi al tempio a Gerusalemme, i credenti si riuniscono in chiese locali ovunque vivano; invece di avere la presenza di Dio ristretta al luogo santissimo e protetta dai sacerdoti, Dio adesso dimora in ogni persona del suo popolo per mezzo dello Spirito e Cristo è presente tra il suo popolo ogni volta che si riunisce (Mt 18:20). Invece di eseguire un’elaborata serie di sacrifici e offerte, i cristiani si riuniscono per ascoltare la Parola, predicare la Parola, pregare la Parola, cantare la Parola e vedere la Parola nelle ordinanze. Tutto questo ha come scopo l’edificazione del corpo nell’amore affinché tutti noi raggiungiamo la maturità in Cristo (Ef 4:11-16).

  1. Leggere l’intera Bibbia per l’adorazione collettiva.

Dove cerchiamo nella Scrittura cosa ci viene insegnato quando adoriamo insieme?

Innanzitutto penso sia importante affermare che la Scrittura ci insegna effettivamente cosa dovremmo fare nelle normali assemblee di chiesa; ricordiamo che, mentre tutta la vita è adorazione, l’incontro settimanale della chiesa occupa un posto speciale nella vita cristiana. A tutti i cristiani è richiesto di incontrarsi con la chiesa (Eb 10:24-25), la presenza in chiesa non è facoltativa per il cristiano. Questo significa, di fatto, che tutto ciò che una chiesa fa nell’adorazione, diventa una prassi richiesta ad ogni suo membro e Paolo esorta i cristiani a non permettere che nessuna regola stabilita dagli uomini o da abitudini che riguardano l’adorazione siano imposte alle loro coscienze (Cl 2:16-23).

Io direi che questi principi biblici si aggiungono a ciò che è storicamente chiamato “principio regolativo” dell’adorazione e cioè che nei loro incontri le chiese devono eseguire solo quelle pratiche che sono descritte positivamente nella Scrittura sia attraverso un comando esplicito, sia attraverso un esempio usuale. Fare qualsiasi cosa di diverso significherebbe compromettere la libertà cristiana, così le chiese dovrebbero guardare alla Scrittura per dirci come adorare insieme e dovrebbero fare solo ciò che la Scrittura ci dice. Questo però fa sorgere la domanda, cosa ci dice esattamente di fare la scrittura? Per dirlo in modo più preciso, come possiamo dire quale materiale sull’adorazione è normativo e vincolante? Per rispondere esaustivamente a questa domanda, servirebbe un libro; qui offrirò il più breve degli abbozzi.

Discernere quale sia un insegnamento biblico sull’adorazione richiede un certa finezza, dal momento che in nessun luogo la Scrittura ci presenta, per esempio, un “ordinamento di servizio” completo ed esplicitamente normativo. Ci sono però alcuni ordini nel Nuovo Testamento che sono molto chiaramente vincolanti per tutte le chiese. Il fatto che le chiese di Efeso e Colosse avevano l’ordine di cantare (Ef 5:18-19, Cl 3:16) e la chiesa di Corinto si riferisce al canto (1 Co 14:26) suggerisce che tutte le chiese  dovrebbero cantare. Il fatto che Paolo comanda a Timoteo di leggere e predicare la Scrittura in una lettera destinata a istruire Timoteo su come la chiesa deve comportarsi (1 Ti 3:15, 4:14) suggerisce che la lettura e la predicazione della Scrittura sono la volontà di Dio non solo per una chiesa, ma per ogni chiesa.

D’altra parte, alcuni comandi come “salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio” (Ro 16:16), sembrano esprimere un principio universale (“accoglietevi gli uni gli altri con amore cristiano”) in un modo che potrebbe non essere culturalmente universale.

Inoltre, alcuni comandi contestuali possono avere una forza più estesa, come Paolo che dice ai Corinzi di mettere da parte i soldi il primo giorno della settimana. Questo era per un’offerta specifica per i santi di Gerusalemme ma a tutte le chiese è comandato di sostenere finanziariamente i loro insegnanti (Ga 6:6), così il donare potrebbe avere un posto nell’adorazione collettiva.

Finora abbiamo solo affrontato il Nuovo Testamento però, e il Vecchio? Dopotutto il Vecchio Testamento ha molti comandi riguardo all’adorazione:

Lodatelo col suono della tromba, lodatelo con l’arpa e con la cetra.

Lodatelo col tamburello e con la danza, lodatelo con strumenti a corda e a fiato.

Lodatelo con cembali risonanti, lodatelo con cembali squillanti.

(Sl 150:3-5)

Questo significa che, per essere biblici, i nostri servizi di chiesa devono includere trombe, arpe, cetre, tamburelli, danze, strumenti a corda e a fiato e cembali? Suggerirei di no.

Ricordiamo che i Salmi sono espressioni di adorazione sotto il patto mosaico, ciò che alcuni scrittori del Nuovo Testamento definiscono “vecchio patto” (Eb 8:9). Ora che il nuovo patto promesso in Geremia 31 è arrivato, il vecchio patto è obsoleto. Non siamo più sotto la legge mosaica (Ro 7:1-6; Ga 3:23-26).

Perciò le forme di adorazione legate all’era mosaica non sono vincolanti nemmeno per noi. Il tempio era servito da sacerdoti, alcuni dei quali specializzati nella musica liturgica (1 Cr 9:33). Infatti questi sono coloro che vediamo suonare gli stessi strumenti nominati nel Salmo 150 (2 Cr 5:12,13; 9:11). Così il Salmo 150 non fornisce un modello per l’adorazione cristiana, invece sta evocando una specifica forma di adorazione del vecchio patto associata al tempio e al sacerdozio levitico.

Questo, da solo, non risolve il problema su quale tipo di strumento potrebbe essere l’accompagnamento appropriato per il canto della congregazione ma significa che un semplice ricorso ad un precedente del Vecchio Testamento è fuori luogo, così come un ricorso ad un precedente del Vecchio Testamento non può legittimare il sacrificio di animali. Qui è dove molte tradizioni cristiane mancano di una teologia biblica sull’adorazione, appellandosi selettivamente a dei precedenti del Vecchio Testamento come se determinate procedure del sacerdozio levitico e di adorazione nel tempio si trasferissero nell’era del nuovo patto.

Certamente nel Vecchio Testamento ci sono molti elementi che ci informano sulle modalità della nostra adorazione; i Salmi ci insegnano ad adorare con riverenza e timore, con gioia e stupore, con gratitudine e contentezza ma il Vecchio Testamento non prescrive né gli elementi né le modalità dell’adorazione della chiesa del nuovo patto.

In tal senso, il Nuovo Testamento fornisce una nuova costituzione per il popolo di Dio del nuovo patto, così come gran parte del Vecchio Testamento serviva come costituzione per il popolo di Dio sotto il vecchio patto. Dio ha un solo piano di salvezza e un solo popolo che salva ma il modo in cui il popolo di Dio si relaziona a lui è drasticamente cambiato dopo la venuta di Cristo e lo stabilimento del nuovo patto.

Ecco perché abbiamo bisogno di utilizzare tutti gli strumenti della teologia biblica, mettendo insieme i patti, analizzando i legami tra tesi e antitesi, osservando la promessa e l’adempimento, delineando continuità e discontinuità, al fine di arrivare ad una teologia di adorazione collettiva. Come popolo del nuovo patto di Cristo, dimora dello Spirito Santo promesso, noi adoriamo in Spirito e verità, in accordo ai termini che Dio stesso ha specificato nella Scrittura.

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.