Teologia biblica

Perché predicare?

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06.16.2015

La settimana scorsa ho impiegato circa 25 ore per preparare il messaggio domenicale da predicare nella nostra chiesa. Giacché era incentrato su 1 Samuele 9-11, forse è meglio chiamarlo sermone. Nella predica, ho letto l’intero testo e ho parlato per circa 40 minuti, spiegandone il significato e applicandolo ai cuori dei presenti. Perciò, dovrei chiamarlo sermone espositivo. Considerate che non vivo nell’Inghilterra pre-illuminista, né ho predicato in ossequio alla “Puritan Preaching Sunday”, un evento del nostro calendario annuale di chiesa. In verità, il nostro pastore emerito detesta questi programmi annuali, ma questo sarà oggetto di un altro articolo. . .

Dunque, perché ho trascorso tutto quel tempo a meditare sulla Parola di Dio? E perché l’assemblea ha dedicato un’ora al mio monologo (a tratti, lo ammetto, tedioso)?
Dapprima mi sono state poste queste domande.
Alcuni amici benintenzionati mi hanno gentilmente richiamato, chiedendomi “perché scegli di predicare su altre forme di adorazione? Questo non riflette forse il tuo preconcetto tipicamente occidentale verso un discorso logico, coerente e organizzato? Tanto, in ogni caso, la gente dimenticherà il 95% di quello che dici”. In altre parole, mi stavano dicendo “smettila di sprecare il tuo – e il nostro – tempo!”.

Tuttavia, prima di rinunciare alle Scritture a favore dell’arte oratoria nel vostro culto domenicale, lasciatemi fornire alcuni motivi per i quali la predicazione dovrebbe essere non solo presente ma fondamentale per la vita della vostra chiesa locale.

IL POPOLO DI DIO DEVE RADUNARSI PER ASCOLTARE LA SUA PAROLA

Che ci crediate o no, è nella natura umana non volersi sedere e ascoltare qualcuno che ci parla. Preferiamo essere stuzzicati da un film, elettrizzati da un assolo di batteria, o emozionati da qualche struggente opera d’arte. Ma il modello offertoci nella Scrittura è che il popolo di Dio si deve stringere intorno alla Parola di Dio e ascoltarla mentre la si predica. Dobbiamo rimanere in silenzio, mentre Lui parla. Quando Dio sancì il patto con il suo popolo, all’indomani dell’uscita dall’Egitto, usò delle parole e ordinò al suo popolo di radunarsi per ascoltare quelle parole (Esodo 24:7). Quando Israele mise in fuga i suoi nemici, nel cammino verso la Terra Promessa, Dio comandò al suo popolo di fermarsi e di marciare 20 miglia a nord verso due alture, l’una di fronte all’altra. Lì, in una cornice di dirupi che formavano un anfiteatro naturale, “Giosuè lesse tutte le parole della legge, le benedizioni e le maledizioni… Non vi fu parola, di tutto ciò che Mosè aveva comandato, che Giosuè non leggesse in presenza di tutta la comunità d’Israele, delle donne, dei bambini e degli stranieri che camminavano in mezzo a loro” (Giosuè 8: 34-35).

Fu una pratica quantomeno fuori dal comune, visto che si era nel bel mezzo della lotta per la conquista del paese, ma non si trattava di uno scontro convenzionale, e quelle non erano persone normali. La Parola che li aveva creati fu la parola che li determinò. Anni dopo, Giosia ricondurrà il suo popolo al Signore, leggendo “in loro presenza tutte le parole del libro del patto, che era stato trovato nella casa del SIGNORE” (2 Cronache 34:30). E quando tutto il popolo di Dio si riunì come un solo uomo, al ritorno dall’esilio babilonese, Neemia non compilò una lista di cose da fare, non prescrisse loro degli esercizi fisici né propose loro di meditare sulle stazioni della croce, ma eresse un palco di legno (Neemia 8:4), dal quale il popolo, rimanendo in piedi ciascuno al suo posto (8:7), ascoltava Esdra e gli scribi che “leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano”(8:8).

Similmente, secondo l’evangelista Luca, Gesù iniziò il proprio ministero pubblico entrando nella sinagoga, prendendo il rotolo di Isaia, leggendo e insegnando da esso (Luca 4:14- 22). In Atti 2, leggiamo che le persone non vennero salvate grazie a qualche espediente, ma attraverso il sermone di Pietro su Gioele 2. I diaconi, di cui è detto in Atti 6, non

vennero scelti per permettere agli apostoli di potersi dedicare allo studio delle tecniche di componimento teatrale o di creazione sartoriale, ma affinché fossero liberi di predicare la Parola di Dio (Atti 6:2). Anche Paolo esorterà Timoteo a predicare la Parola (2 Tim 4: 2). E potrei andare ancora avanti.

L’occhio stuzzica, ma è attraverso l’orecchio che si acquisisce consapevolezza. Non abbiamo bisogno di evocare ritratti satirici tipo quello di Tetzel1 che agita lo spettro delle fiamme infernali. Il popolo di Dio deve radunarsi intorno all’ascolto della sua Parola.

LA PAROLA PREDICATA INSEGNA COME LEGGERE LA PAROLA DI DIO

Non molto tempo fa, David Wells2 ha lamentato il fatto che gli evangelici hanno smesso di essere Protestanti. Oggi lottiamo per il coraggio di essere, in tutti i sensi, storicamente cristiani. Mentre si abbatte su di noi la fiumana culturale del genere e della sessualità, non abbiamo nulla da dire perché pensiamo che, in fondo, la Bibbia non abbia nulla da dire, o probabilmente non sappiamo quello che dice oppure per noi è diventata nient’altro che una raccolta di storielle morali, una sorta di versione religiosa delle favole di Esopo, reinterpretata per adeguarla ai nostri costumi culturali. Ma riporre la Parola di Dio al centro della vita della vostra chiesa, specialmente predicando su testi consecutivi della Scrittura, istruirà il gregge su come leggere la Bibbia. I fedeli non hanno bisogno di una lezione di ermeneutica per ottenere questo scopo; ciò di cui necessitano è la fedele predicazione. Una predicazione che sappia collegare tra loro il potere della parola creatrice di Dio, la caduta del primo Adamo, il bisogno di un sacrificio riparatore, la promessa di un secondo Adamo e di un nuovo Eden. Una predicazione che connetta ponderatamente ciò che Dio ha fatto attraverso l’Israele terreno a Gesù e all’Israele di Dio.

Ho trascorso gli inizi della mia vita cristiana in chiese che amavano la Parola di Dio, ma che, tuttavia, non la consideravano come un giacimento d’oro da sfruttare, ma piuttosto come una collina brulla, con qualche roccia sparsa qua e là, da cui racimolare e osservare qualcosa con un coinvolgimento momentaneo. E’ stato solo quando sono approdato in una chiesa che scavava nella Parola, collegando meticolosamente i vari temi biblici e evidenziando come tutto puntasse a Cristo, che cominciai a scandagliare l’Antico Testamento con sicurezza e incoraggiamento. Conservare la centralità della Parola di Dio al centro nella vostra predicazione e in ogni ammaestramento, non solo aiuterà i credenti a saperla leggere, ma li stimolerà ad immergersi in essa per il gusto di conoscerla sempre più.

PREDICARE LA PAROLA DI DIO SIGNIFICA CAMBIARE LA VITA DEI FEDELI, DI SETTIMANA IN SETTIMANA

A cosa servono tutti quei sermoni, se subito dopo ne dimentichiamo la maggior parte? Beh, in effetti non dimentichiamo proprio tutto. Molti di noi sicuramente ricordano i sermoni che hanno capovolto il modo in cui pensavamo a Dio, al matrimonio, ai soldi, ecc. E il risultato è stato un cambiamento duraturo. Quindi, non è esatto dire che sparisce tutto, dalla nostra mente. Ma al di là di questo, i sermoni domenicali del mattino hanno l’intento di darci le forze sino alla domenica successiva! E’ come se Dio avesse stabilito di cibarci, con cadenza settimanale, ogni domenica, quando si è più affamati, per saziarci nuovamente con la sua Parola.
I miei sermoni, i vostri sermoni, non devono rimanere con il nostro popolo per l’eternità. Non hanno lo scopo di cambiare la loro vita in quel senso. Essi sono destinati semplicemente a sostenerli fino alla prossima settimana. Una settimana per volta. Fino al nostro arrivo in cielo. E là, la Parola fatta carne dimorerà per sempre con noi, e non ci sarà più bisogno di sermoni.

1. Johann Tetzel (Pirna, 1465 – Lipsia, 11 agosto 1519) è stato un religioso tedesco dell’Ordine dei Frati Predicatori. Sosteneva che, per l’acquisto dell’indulgenza a favore dei defunti, fosse sufficiente l’offerta in danaro; a questo proposito, soleva ripetere “appena una moneta gettata nella cassetta delle elemosine tintinna, un’anima se ne vola via dal Purgatorio”. n.d.t.

2. Distinguished Senior Research Professor presso il Gordon-Conwell Theological Seminary. n.d.t.

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.