Membri di chiesa

Cosa dire ai credenti che lasciano la comunità per futili motivi

Da Jonathan Leeman

Jonathan Leeman iè il Direttore Editoriale 9Marks, e un anziano presso la Cheverly Baptist Church in Cheverly, Maryland. Potete trovarlo su Twitter con @JonathanDLeeman.
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08.21.2014

Ammettiamolo: ci sono ragioni buone e meno buone per lasciare una chiesa. Ti stai trasferendo in un’altra città? Questa è una buona ragione. Stai nutrendo amarezza verso qualcuno che ti ha offeso? Questa è una cattiva ragione. Il pastore trascura di predicare dei sermoni biblici in settimana? E’ una buona ragione. Non ti piace lo stile della chiesa? Forse, questa è una cattiva ragione.

La domanda è: come bisognerebbe replicare ad un membro della nostra chiesa che voglia andarsene a causa di quello che appare un motivo ingiustificato? La questione solleva una serie di complesse problematiche teologiche, tra le quali la misura in cui si estende l’autorità della chiesa o quanto peso debba essere dato alle preferenze culturali. Ci sono poi gli ingrati grattacapi pastorali, come il saper distinguere tra una canna rotta e uno squilibrato.

Ma vediamo se riesco a elaborare un po’ di teologia sotto forma di consigli pratici. Ecco alcuni modi inopportuni di rispondere a una situazione del genere, insieme alle risposte più confacenti da dare:

Risposta inadeguata: “Oh.” Questa è una non risposta. Equivale a dire “Non mi interessa” oppure “Mi serve il tuo consenso, quindi non dirò nulla”. Non sto dicendo che non è mai legittimo tenere la bocca chiusa. Sto solo dicendo che la paura dell’uomo o il venir meno nell’amore non dovrebbero essere il movente che ci spinge a non dire nulla.

Risposta corretta: “Perché te ne vai? Posso aiutarti a riflettere su questo gesto? “L’amore si dà pensiero e pone domande. L’amore ci rende, in una certa misura, responsabili della condotta dei nostri fratelli, e cerca di indagare. L’amore non ha paura di avere a che fare con persone diverse da noi; anzi, è disposto anche a fare qualche domanda imbarazzante o ad offrire un consiglio apparentemente azzardato, per il loro bene.

Risposta sbagliata: “Non ti è lecito andartene”. Gesù non ha dato alle chiese l’autorità di impedire alle persone di andarsene e associarsi ad un’altra chiesa. Ha dato loro l’autorità di disciplinare un credente che si mostri pervicace in un certo peccato, ma, a meno che non si sia chiamati dall’Alto a imporre qualcosa sul piano spirituale, non credo che la vostra chiesa abbia ricevuto la facoltà di far desistere qualcuno dalla sua decisione. Detto questo, penso che sia consentito cercare di impedire una separazione, qualora un individuo non abbia in programma di andare in un’altra chiesa. Questo è comportarsi da impenitenti.

Risposta migliore: “A meno che tu non abbia problemi disciplinari con la chiesa, sei libero di andartene”. Non dobbiamo dire a chi se ne vuole andare per una ragione banale, che è giusto farlo. Penso però che dobbiamo ricordargli che è un suo diritto.

Risposta inopportuna: “I motivi che adduci per andartene sono ridicoli”. Ancora una volta, affermo che non bisognerebbe mai, dico mai, dire queste parole. Tuttavia, in linea generale, è consigliabile aiutare un fedele a capire meglio quali fattori apprezzare, in una chiesa, anziché rimproverarli di apprezzare le cose sbagliate.

Risposta ottimale: “Avendo l’occhio alla Parola di Dio, in che modo sei stato aiutato a preoccuparti di cosa attenderti da una chiesa?”. Aiutiamo questi credenti a scoprire che la Parola di Dio dà precedenza a cose quali il modo in cui predicare la Parola, incentrando tutto sul Vangelo di Cristo e su una guida saggia ed amorevole. Inoltre, aiutiamoli a capire che le nostre chiese sono famiglie, dove l’uno bada al progresso spirituale dell’altro, in Cristo. Non sono associazioni, dove si va per godere esclusivamente dei benefici.

Risposta inopportuna: “Beh, non puoi essere amico di tutti.” Se realizziamo che, dietro certe decisioni, ci sono rapporti mal ricuciti o livori covati da tempo, non è da saggi aiutarli a tenerli insabbiati. Sono cose che possono causare grossi problema, e vanno risolte. Con questo non si vuol dire che ogni relazione infranta può essere riaccomodata, qui in terra. Uno può anche aver deciso riflessivamente l’impossibilità di ristabilire un certo rapporto. Malgrado ciò, va detto che non è buono neppure scappare dai problemi.

Risposta opportuna: “Ti esorto vivamente a tentare di ricucire questi rapporti, prima di decidere se lasciare o meno”.

Risposta inappropriata: “Che cosa possiamo rappezzare nella nostra chiesa, per evitare che tu vada via?” Può capitare che a certuni non piaccia la vostra chiesa. Magari saranno infastiditi e persino irritati da cose in realtà banali. E non è compito della chiesa, o del pastore, cercare di porre fine ad ogni rimostranza. La nostra priorità non è quella di essere accettati dagli uomini. La cosa non funziona così, biblicamente parlando. A un certo punto, il pastore deve saper riconoscere che è buono che qualcuno se ne vada, per il bene comune, senza temere questa evenienza. Se si sente personalmente minacciato ogni volta che un fedele vuole andarsene via, può darsi che sia carente nell’esaminare il proprio cuore.

Risposta consigliabile: “Forse, andare in un’altra chiesa potrebbe essere uno stimolo per la tua crescita spirituale”. E chissà, magari potrebbe veramente essere così! Lode a Dio se, nella tua città, ci sono anche altre chiese, oltre alla tua! Se le persone se ne vanno per ragioni puerili, il vostro compito precipuo è incoraggiarle a riesaminare le loro scelte; ma potreste anche ribadire il vostro amore per loro, dicendogli che, se ci ripensano, saranno sempre bene accetti, e benedirli mentre vanno.

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.

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