Il Vangelo

Il pastore e l’evangelizzazione: trovare un pubblico

Da Matt Merker

Matt Merker è un aiuto pastore nella Chiesa Capitol Hill Baptist Church a Washington D.C., dove è responsabile della musica e della preparazione al servizio. La sua pagina Twitter è @MerkerMatt.
Article
09.09.2013

Cosa ci serve per evangelizzare? Gli ingredienti non sono molti. Abbiamo bisogno dell’evangelo, la buona novella di Gesù Cristo. Ci serve un evangelista, qualcuno che annunci la buona novella. E come ultima cosa: ci serve un pubblico – almeno una persona che ancora non crede al vangelo.

Per molti pastori quest’ultimo punto risulta essere la parte più difficile. In una settimana satura di preparazioni ai sermoni, incontri, consulenze, amministrazione, visite negli ospedali e chiamate notturne di richieste di aiuto, senza considerare la cura della propria anima e della famiglia, come può un pastore trovare il tempo per portare la buona novella ai non credenti?

In un certo senso si tratta di una tensione buona e necessaria. Quando risponde alla chiamata pastorale un ministro apparentemente si sposta dall’evangelizzazione in prima linea al campo di approvvigionamento. Non essendo più un semplice soldato impiegato nel combattimento corpo a corpo, la sua priorità adesso è di comportarsi come un generale: il suo lavoro comprende il definire una strategia, l’equipaggiare e il delegare (si veda Ef. 4:12). La speranza è che addestrando gli evangelisti, insegnando sull’evangelizzazione e proclamando il vangelo alla chiesa ogni settimana il ministero evangelistico del pastore possa aumentare anziché diminuire. Questo è buono e al tempo stesso giusto, i pastori non dovrebbero sentirsi in colpa per aver dato priorità al loro unico ruolo conferitigli da Dio di curare il gregge addestrandolo nel ministero. Un pastore non è qualcuno taccagno nell’evangelizzare, ma piuttosto è un facilitatore dell’evangelizzazione.

Ma ciò non significa che il suo personale ministero evangelistico dovrebbe svanire nel nulla. Paolo istruisce il giovane pastore Timoteo a “svolgere il compito di evangelista” (II Tim. 4:5). Anche il più grande generale in fondo al cuore rimane un soldato. Un pastore non deve mai abituarsi ad insegnare agli altri come evangelizzare al punto che il suo stesso zelo nell’annunciare il vangelo si dissolva per essere stato a lungo alimentato in un secondo piano. I pastori zelanti per l’evangelizzazione tenderanno ad avere comunità che sono zelanti mentre i pastori che evangelizzano raramente potrebbero facilmente constatare una comunità altrettanto poco incline all’evangelizzazione.

CINQUE MODI IN CUI UN PASTORE PUO’ FAVORIRE L’EVANGELIZZAZIONE

In che modo un pastore può coltivare l’evangelizzazione? Partendo dal presupposto che su questo aspetto devo crescere come chiunque altro ho contattato un gruppo di amici pastori per chiedere loro in che modo danno priorità all’evangelizzazione nella loro nutrita agenda. Sulla base delle loro risposte ecco cinque suggerimenti:

1. Essere creativi

Prima di tutto, sii creativo. Per incontrare più persone non credenti devi avere il desiderio di andare al di là delle convenzioni. Il pastore di un piccolo paese mi disse che i suoi consigli di chiesa assieme agli anziani si svolgono in giardino su sedie a sdraio. Erano disposti a sacrificare l’efficienza per la possibilità di chiacchierare con i vicini che potevano passare di lì – ed erano elettrizzati quando qualcuno si avvicinava per parlare della Cabbala. Si trattava di un’opportunità del momento per il vangelo.

Altri fanno riferimento all’utilizzo di hobby o commissioni come metodi per massimizzare le opportunità evangelistiche. Piuttosto che giocare a basket con i propri compagni cristiani si potrebbe trovare un gruppo di uomini d’affari del posto con cui giocare, creando la possibilità di fare nuove amicizie. Un predicatore dell’Arabia Saudita ha riferito che il momento di svago passato con la famiglia alla piscina locale diventa uno dei modi migliori per fare amicizie all’interno della sua comunità.

La creatività torna utile anche quando si cerca di cambiare una conversazione con un commesso, un vicino o un cameriere, da inevitabilmente mondana in qualcosa di spirituale. Se qualcuno sta parlando delle notizie, dello sport o anche del tempo generalmente si trova un’apertura per presentare un’importante verità su Dio o sul nostro mondo decaduto che può condurre ad una discussione più approfondita. A questo proposito, ovviamente, non necessitiamo soltanto di un’impostazione mentale creativa ma anche di un coraggio suscitato dallo Spirito e di amore per superare la paura dell’uomo, annunciando Cristo anche quando farlo diventa imbarazzante.

2. Essere coerenti

In secondo luogo, sii coerente. Sei disposto a rinunciare alla varietà e a mangiare costantemente nello stesso ristorante con lo scopo di fare amicizia con il personale? Da molti anni a questa parte il mio pastore ha affinato così tanto questa tecnica per amore del vangelo che noi lo prendiamo in giro chiamandolo “il cappellano della taverna”, dove ogni cameriere lo chiama per nome e gli va incontro facendogli domande spirituali.

Un altro amico mi disse del frutto di cui ha goduto nel visitare la stessa lavasecco settimana dopo settimana e pregando di avere delle opportunità di parlare di Gesù con il personale dipendente. Infine uno degli impiegati visitò la sua chiesa partecipando ad uno studio biblico delle sorelle e di recente fece professione di fede in Gesù.

3. Essere consapevoli

Terzo, sii consapevole. Dobbiamo pregare per essere cosciente dei perduti che ci stanno intorno. Uno studente di una scuola biblica in Inghilterra notò che quando è cosciente di quante persone – più probabilmente non credenti – si siedono vicino a lui in treno, lui apre la sua Bibbia e la legge largamente. Spesso ne nascono conversazioni su Dio.

A tale proposito vale la pensa essere cosciente dell’utilità del titolo di pastore. Molte conversazioni iniziano così: “Di cosa ti occupi?” e la risposta: “Sono un pastore cristiano” potrebbe apparire come una responsabilità, perciò utilizzalo come una risorsa. Ad esempio ho pensato a qualche versione di possibile battuta come contro risposta. Esordisco con qualcosa come: “sono un pastore in formazione in una chiesa. Quindi mi piace ascoltare da ogni tipo di persona i loro pensieri su Dio, sulla spiritualità e sull’identità di Gesù”.

E non dimenticarti che in quanto pastore puoi servire i non credenti nella tua comunità in modi “pastorali” che quasi sempre riservano delle evidenti opportunità evangelistiche. Il parente di un vicino viene a mancare? Offriti per predicare al funerale.

4. Essere collaborativi

Quarto, sii collaborativo. Trova dei modi per partecipare all’evangelizzazione che la tua chiesa sta svolgendo negli ambienti di lavoro e all’interno della comunità di appartenenza. Un pastore riferì di come alcuni uomini d’affari della sua chiesa hanno formato un “gruppo di investigazione di Dio”, incontrandosi di volta in volta in ufficio durante la pausa pranzo, invitandolo a partecipare regolarmente per costruire delle relazioni. Il tuo ministero dell’ospitalità è un ottimo modo per contribuire assieme ai tuoi fratelli all’evangelizzazione. Organizza un barbecue, un dolce o un torneo notturno dicendo ai membri della tua chiesa di invitare tutti i loro amici non credenti.

5. Essere consacrati

Quarto, sii dedito a ciò che fai. Un pastore non deve necessariamente ricorrere a tutte queste idee – non è questo il punto. Il punto è che un ministero di cura pastorale dovrebbe assomigliare a quello del Grande Pastore, che venne per “cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19:10). L’unicità della chiamata e del programma di un pastore certamente rende questo compito arduo, nonostante ciò dovremmo ammettere che spesso sono la nostra stessa pigrizia ed egoismo più che le circostanze ostili a trattenerci dall’evangelizzare.

STUDIARE E GUSTARE IL VANGELO

Dunque, pastore, come potrebbe tradursi nella tua routine settimanale un impegno per l’evangelizzazione? Incoraggio chi si trova alle prime armi a pregare regolarmente per avere delle opportunità. Responsabilizzati su questo punto. Sii conscio delle situazioni di fronte a cui tendi a tirarti indietro.

Ma soprattutto, studia e assapora il vangelo. “Infatti l’amore di Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti…” (II Cor. 5:14). Stimare il prezioso messaggio di Cristo e conoscere il suo potere nelle nostre vite è il miglior antidoto al deterioramento evangelistico.

Traduzione a cura di Elena Merlini

Tradotto da Coram Deo in Italia. Visita il loro sito per accedere alle risorse disponibili.

Più etichettato come: